Il viaggio nel Marocco finisce col mal di pancia

Gli studenti del Russell di Cles forse colpiti da un virus

di Andrea Bergamo

Da mesi gli studenti pregustavano quegli otto giorni in Marocco, alla scoperta dell'Alto Atlante e della cultura locale. Peccato che la gita sia finita con mal di pancia e violenti attacchi di dissenteria e vomito per una quarantina dei 51 membri del gruppo (inclusi docenti e geologi del Muse). Un ragazzo è stato persino ricoverato in ospedale, dove è stato reidratato dai sanitari del posto. Protagonisti della vicenda da incubo, gli studenti del liceo Russell di Cles, e nello specifico due quinte dello scientifico e nove iscritti al corso di scienze umane.

I ragazzi sono tutti rientrati in Italia a metà della scorsa settimana, ma alcuni di loro ieri erano ancora assenti da scuola per via dei postumi del virus che li ha colpiti uno alla volta. Costretto a rimanere a casa anche il docente che ha ideato e coordinato il progetto, Claudio Chini. «L'ipotesi di un'intossicazione alimentare è stata esclusa dai medici trentini con cui siamo rimasti in stretto contatto» riferisce la professoressa Lavinia Pinamonti, che faceva parte del gruppo di insegnanti accompagnatori. È probabile dunque che all'origine dei disturbi che hanno segnato l'esperienza in Nord Africa ci sia un semplice virus di stagione che si è stato trasmesso alla comitiva durante il viaggio di partenza in aereo e pullman, e i cui sintomi sono stati amplificati dal caldo. «Fortunatamente nessuno ha dovuto rinunciare alle tappe geologiche e tutti i nostri ragazzi hanno provato l'esperienza di trascorrere una notte nel deserto - spiega la professoressa Pinamonti -. Nei cinque anni precedenti in cui questo progetto è stato proposto alle classi quinte, non era mai accaduto nulla di grave, anche perché abbiamo sempre adottato ogni accorgimento. Abbiamo sempre mangiato carne e verdure ben cotte e bevuto solo acqua in bottiglia».

Il villaggio dove hanno soggiornato i ragazzi del Russell è Hassilabied, che fa parte del Comune di Merzouga. Nei giorni di permanenza, le guide locali hanno accompagnato la comitiva nel deserto alla ricerca di minerali e di fossili del paleozoico, dai trilobiti ai cefalopodi e alle ammoniti. E si sono spinti fino a dove le rocce si disgregano e diventano sabbia. Non sono mancate nemmeno le occasioni di incontro con i giovani del villaggio, sia a scuola che nei momenti di svago e con le donne, con le quali un piccolo gruppo di studentesse ha trascorso un'intera giornata, accompagnandole al mercato, preparando il pane e decorandosi la pelle con l'hennè. Ricca di significato è stata la condivisione del rito del tè.

«L'aspetto che ha maggiormente interessato i nostri ragazzi è stata certamente la conoscenza dell'altro, anche grazie a momenti di divertimento e di scambio, con il dono di indumenti sportivi e scarpe da calcio ai più piccoli» spiega la docente. La preparazione alla gita è durata circa un anno, anche per via della realizzazione di attività che hanno consentito agli studenti di auto-finanziarsi in parte il viaggio di istruzione. Come? Attraverso la vendita di prodotti alimentari durante l'intervallo, la partecipazione alla fiera di maggio dove erano presenti con uno stand e la collaborazione con le società sportive della valle nel corso dell'estate.

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