Castelfondo, nel paese dove nessuno vuole fare il sindaco

di Andrea Bergamo

All’ingresso dell’abitato, un cartello invita a svoltare a destra per raggiungere il centro. «Castelfondo 0», si legge. Zero come il numero dei candidati a sindaco. In tre, su 640 abitanti, sembravano pronti a mettersi in gioco alle amministrative del 10 maggio. E invece gli elettori non saranno chiamati alle urne, perché in paese arriverà un commissario. Caso unico in Trentino.

«Ma sta scherzando?» chiede stupita al cronista una bella ragazza. «Non ne sapevo nulla nemmeno io», conferma con un sorriso l’amica che la sta accompagnando. Evidentemente le due donne non sono state contattate per «rimpolpare» una delle liste che si stavano preparando in paese: quella della maggioranza uscente e due civiche per l’opposizione, che si sarebbe dovuta presentare spaccata. «Sa, io lavoro tutto il giorno fuori paese e qui ci torno solo alla sera, quando rientro a casa» aggiunge la prima, quasi per giustificarsi.
Davanti alla scuola - che dieci anni fa la Provincia aveva tentato di chiudere, senza esito, di fronte all’opposizione del Comune - si anima così il dibattito tra genitori, in attesa dei figlioletti che stanno per uscire dall’istituto dopo una mattinata di attività. «Uno dei candidati a sindaco mi ha chiesto di far parte del gruppo a suo sostegno - riferisce Cinzia Genetti -. Ho preferito declinare l’invito per via di impegni familiari, eppoi non mi sarei sentita adatta a entrare in consiglio comunale. Mio marito invece si è candidato a Fondo, dove svolge la sua attività». Un papà si interroga sulla durata del periodo in cui Castelfondo rimarrà privo di un’amministrazione: «Dispiace che in paese arrivi un commissario, ma per quanto tempo rimarrà?». Sei mesi, rispondiamo noi.
«Io credo che la presenza in municipio di una figura esterna e super partes possa essere positiva - è il punto di vista di Claudio Madonia -. Il mio auspicio è che in futuro possa nascere un’unica realtà con Fondo». Il tema delle fusioni interessa anche Simone, che lavora al bancone del bar «Alla Villa», ma dalle sue parole emerge una convinta contrarietà: «Non credo che unioni e fusioni di Comuni portino ad un reale contenimento di spesa - afferma -. Io dico no a questo ricatto che arriva da Trento per spingere i Comuni a perdere la propria identità a suon di contributi».

È convinzione di molti che i grattacapi che l’amministrare un paese comporta - specialmente in un periodo di vacche magre - abbia spinto i cittadini a non candidarsi. «È sempre più difficile trovare gente disponibile a dedicare il proprio tempo per gestire la cosa pubblica - commenta lo storico maestro del paese, Cipriano Morandi -. Nelle piccole realtà come la nostra c’è poco da amministrare, anche perché la Provincia sta stringendo i cordoni della borsa e in municipio conta più il segretario della giunta e del consiglio. Per avere le spalle coperte, inoltre, ci si deve sempre affidare a un buon legale, non per nulla la sindaca uscente fa l’avvocato». C’è anche chi in passato si è candidato a consigliere, ma è rimasto deluso: «Ci sono troppe cattiverie, e le divisioni sono legate soprattutto a parentele e amicizie» riferisce a bassa voce una donna, nelle vie deserte del borgo. Una nota di positività arriva però dal signor Loris, che pur avendo lasciato Castelfondo negli anni Ottanta, torna volentieri in paese quasi ogni giorno: «Lasciamo spazio ai nostro giovani, che hanno girato l’Italia e l’Europa e possono portare idee nuove ed entusiasmo, per garantire a Castelfondo un nuovo sviluppo».

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