Cardioline lascia la valle di Non

Il dado è tratto: la Cardioline lascerà Cavareno.E lo farà molto presto: dopodomani, infatti, i dipendenti dell’azienda varcheranno per l’ultima volta i cancelli dello stabilimento noneso. Dopo oltre mezzo secolo di attività in loco, la prestigiosa produzione di apparecchi elettromedicali abbandona la Val di Non per trasferirsi a Spini di Gardolo. «È una perdita molto grave per l’economia della valle» osserva con amarezza il sindaco di Cavareno Gilberto Zani. Sola consolazione, peraltro molto importante, è questa: tutti i posti di lavoro saranno conservati e al giorno d’oggi non è certamente poco.


La sede produttiva di Spini aprirà i battenti dopo Pasqua: i 35 dipendenti diverranno pendolari, dovendo sobbarcarsi il tragitto di 40 chilometri che separa l’alta Val di Non da Gardolo; 80 chilometri al giorno possono sembrare un sacrificio accettabile, pur di non perdere il lavoro; tuttavia, la maggior parte dei dipendenti sono donne, madri di famiglia: su di esse il trasferimento dell’azienda eserciterà un impatto certamente gravoso.
La notizia era nell’aria da molto tempo. Un anno fa il sindaco Zani si fece portavoce delle preoccupazioni dell’intera comunità: «I posti di lavoro della Cardioline sono preziosi per le nostre famiglie. L’alta Val di Non, infatti, non può contare sul turismo o sulle mele: siamo una zona marginale. Lo dico a gran voce: la crisi economica ci sta mettendo in difficoltà». Purtroppo, i fabbisogni socioeconomici locali non sono stati motivo sufficiente perché l’azienda si trattenesse a Cavareno, nonostante le prolungate trattative intercorse tra la società, l’amministrazione comunale e l’assessorato provinciale all’industria.


A far propendere l’impresa per l’abbandono ha senz’altro contribuito l’obsolescenza dello stabilimento noneso: «I fabbricati, risalenti agli anni ’60, sono oggi fatiscenti» riconosce il vicesindaco Costantino Pellegrini. Nel corso delle trattative si era ventilata l’ipotesi di provvedere ad un adeguamento dello stabile, allo scopo di incentivare la società a rimanere. Nulla di fatto. «Siamo arrivati a fine corsa», osserva Pellegrini. La prestigiosa avventura industriale di Cavareno ebbe inizio nel 1962, quando il lombardo Arrigo Castelli (inventore del magnetofono), frequentatore dell’alta Anaunia, decise di fondarvi la ET Medical Devices. Negli anni '80 lo stabilimento giunse ad impiegare 180 dipendenti, producendo elettrocardiografi portatili di alta qualità, esportati in tutto il mondo.


Nel 2011, un investimento errato portò l’impresa di Castelli al fallimento. È così subentrata la Cardioline Spa, newco guidata dal manager Fabio Rangoni, per il 60% in mano ad un gruppo statunitense. Oggi, dopo 4 anni di permanenza, la nuova società si congeda dalla Val di Non. «La componente affettiva che legava la famiglia Castelli a Cavareno non esiste più», constata Zani. All’alta valle non resta che assistere impotente all’appassimento del fiore all’occhiello della propria economia.

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