Spormaggiore, non sarà acquistata la caserma dei carabinieri

Dietrofront della giunta comunale sull’acquisto della caserma dei carabinieri: lo scorso 2 agosto fu approvata in consiglio comunale, però con voto contrario della minoranza, la delibera della variazione di bilancio nella quale vennero inseriti 260.000 euro per l’acquisto dell’edificio. 
L’altra sera, approvando la ratifica della delibera di giunta del 10 novembre, la somma è stata destinata ad altre opere e l’acquisto della caserma è stato rinviato. 
Fin qui non vi sarebbe nulla da eccepire, ma l’argomento è assai delicato: lo stabile costruito negli anni Sessanta, infatti, è di proprietà dell’ex sindaco Arduino Zeni, al quale il Commissariato del Governo paga il canone d’affitto richiesto, e necessita di interventi urgenti di risanamento, messa in sicurezza e rifacimento completo di tutti gli impianti. Insomma, si dovrebbe demolire tutto e tenere al massimo solo la scatola. Servirebbero almeno altri 300.000 euro e, con i costi di progettazione, sicurezza e altri oneri, la somma supererebbe abbondantemente i 700.000 euro. I soldi, con l’avanzo di amministrazione e i contributi provinciali già previsti, ci sarebbero anche, ma incombe sulla giunta il timore che la Corte dei conti, se non la procura della Repubblica alla quale la minoranza avrebbe intenzione di rivolgersi in caso di acquisto dell’immobile, possa aprire un accertamento contabile. La superficie del terreno è di poco superiore ai 500 metri e, considerando che l’edificio va rifatto, il costo sarebbe esagerato. Sempre nella giornata di giovedì, come ha informato il sindaco Mirco Pomarolli in apertura della discussione in consiglio comunale, si è persino scomodato il generale Massimo Menniti, comandante regionale dei carabinieri, che ha incontrato lo stesso sindaco per per rassicurarsi sul futuro della stazione di Spormaggiore. Ciò che ha indotto la giunta a rinviare l’acquisto sono proprio le sentenze emesse dalla Corte dei conti in altre regioni italiane dove le amministrazioni comunali hanno acquistato edifici per le forze dell’ordine, peraltro senza rispettare i criteri dei valori minimi degli estimi catastali. In una recente sentenza del 14 giugno scorso, la sezione della Corte dei conti della Basilicata affrontando un caso analogo a quello di Spormaggiore, ha sentenziato che i comuni non possono utilizzare risorse pubbliche per l’acquisto di immobili da destinare a presidio fisso dell’Arma dei Carabinieri, non soltanto a causa del regime vincolato previsto per gli acquisti immobiliari, ma soprattutto per la considerazione che la materia dell’accasermamento esula dalle finalità istituzionali degli enti locali, rientrando in quelle del Ministero dell’Interno. Non è finita: la trattativa privata è stata portata avanti dall’amministrazione comunale con la banca che ha posto il vincolo sull’edificio, a seguito del coinvolgimento dell’ex sindaco Arduino Zeni nel procedimento giudiziario per il fallimento del salumificio Marsilli di Rovereto. E poi, durante i lavori di risanamento per i quali servirebbero parecchi mesi, dove sarebbero trasferiti provvisoriamente i carabinieri? Insomma, è un bel rebus per il sindaco Mirco Pomarolli e la sua giunta, tant’è che in consiglio comunale è stato annunciato un incontro a breve per cercare una soluzione con i sindaci del mandamento della stazione dei carabinieri (Spormaggiore, Cavedago e Sporminore), il presidente della Comunità Paganella e i vertici dell’Arma. 
Per la minoranza la via d’uscita potrebbe essere quella di lasciar perdere l’acquisto dell’immobile di Arduino Zeni e trovare un terreno di proprietà demaniale sul quale costruire la caserma.

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