Tre "tutori" per il sentiero Stoppani: Sat, Comune e Comunità di Valle

Una collaborazione a tre nata da un’unità di intenti circa la possibilità di recupero alla fruizione collettiva del sentiero geologico Stoppani quale tracciato di rilevante valore storico, ambientale, culturale e naturalistico.
La Sat, il comune di Vallelaghi e la Comunità di Valle hanno infatti siglato un protocollo d’intesa su rispettivi ruoli e mansioni circa la proposta di collaborazione in fatto di predisposizione della segnaletica lungo il sentiero che si snoda in località Lusan di Vezzano ed eredita il nome dell’abate lecchese Antonio Stoppani (1824 - 1891), figura rinomata nella sua poliedrica veste di naturalista, paleontologo, filosofo e geologo che per primo si occupò dei fenomeni erosivi nel vezzanese studiando e descrivendo i loro effetti morfologici nel libro «Il Bel Paese». Fra le testimonianze dell’ultima grande glaciazione esistono infatti in Valle dei Laghi le cosiddette «Marmitte dei giganti», ossia cavità naturali di forma approssimativamente circolare, e diversamente profonde, scavate nella roccia. Lungo il sentiero Stoppani contrassegnato dalla numerazione Sat 618 se ne contano una decina di più o meno accennate all’interno di una’area ammantata da bosco ceduo e di pino nero recentemente ripulita e messa in sicurezza laddove più urgente grazie al supporto operativo del Servizio provinciale per il sostegno occupazionale e la valorizzazione ambientale. In considerazione dei legami storici con questo itinerario, la Sat ha manifestato la propria disponibilità al rifacimento dell’intera segnaletica affidandosi all’apporto volontaristico coordinato dalla Comunità di valle che finanzia per metà con Vallelaghi l’acquisto di pali e tabelle. Per gli amanti dell’escursionismo culturale, lo Stoppani offre un itinerario nel verde di notevole impatto didattico da quando il Museo di scienze naturali di Trento iniziò a predisporlo per la visita da parte del pubblico arrivando al taglio del nastro nell’ottobre 1973. Che valga la pena conservarlo pulito, attrezzato e in ordine è fuori dubbio e lo si sostiene da tempo: le sue promettenti potenzialità furono evidenziate già nel 1875 dallo stesso geologo lombardo e riportate nei suoi scritti: «Per Bacco! C’è da fare una buona speculazione. Gli svizzeri vi avrebbero già fabbricato un Grand Hotel».

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