Gli studenti dell'Istituto di San Michele in «gita» ad Amatrice per aiutare la gente terremotata

I ragazzi della 4B sono andati ad Amatrice: è stato un successo

di Matteo Lunelli

Una signora, dopo che un gruppo di ragazze le ha consegnato dei vasi per i fiori fatti con degli scarti di legna, non è riuscita a trattenere le lacrime: le ha chiamate, le ha abbracciate e ha sussurrato loro «Voi ci ridate la speranza». Questo è solo uno dei tanti, intensi, momenti vissuti da un gruppo di ventiquattro studenti e studentesse dell'Istituto Mach di San Michele all'Adige, che ha voluto trascorre la propria gita di fine corso ad Amatrice. Non la Spagna o l'Olanda o altre mete particolarmente gettonate dai ragazzi: la 4B del Tia (Tecnico imprenditore agricolo) ha chiesto di poter andare ad Amatrice, per lavorare e aiutare, vivendo un'esperienza umana che difficilmente potranno dimenticare. 

Nello zaino non hanno certo messo la loro maglietta più bella o la felpa più elegante o i jeans più alla moda: lo hanno riempito con scarponi, trapani, guanti e attrezzi. E per cinque giorni hanno spalato letame, portato fieno, tagliato tavole di legno, accudito animali, costruito muretti e ricostruito tetti. Hanno sudato e si sono sporcati le mani, hanno dormito poco e sono tornati in Trentino stanchi, ma non per una notte trascorsa in discoteca o a chiacchierare fino all'alba nella stanza, come di solito si fa in gita di classe.

Anche perché non sono stati in albergo ma nei container del campo Lazio, e perché alle 7 del mattino si iniziava a lavorare. E questi ragazzi hanno saputo lasciare il segno: non solo grazie a quello che hanno fatto concretamente, ma grazie alla loro educazione, competenza e al rispetto che hanno saputo avere in una terra lacerata dal terremoto. «Sono stati eccezionali - ammette il professor Pierluigi Fauri, che li ha accompagnati insieme al collega Gianluca Zadra - e siamo molto orgogliosi. Anzi, tutta la scuola è orgogliosa». 

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L'idea della gita scolastica di solidarietà è partita proprio dal gruppo di diciassettenni, che ha coinvolto la prof di italiano, Claudia Grillo, e poi i dirigenti Michele Covi e Marco Dalrì. Così dal 21 al 25 novembre i ragazzi sono stati ad Amatrice, non con il pullman tipico delle gite scolastiche ma con i furgoni dei Vigili del fuoco di Livo e Tuenno. «Prima di partire li avevamo preparati, soprattutto psicologicamente, per l'arrivo in una terra dove avrebbero visto lutto, morte e distruzione. Ero stato sul posto per un sopralluogo e concordare l'attività con Protezione Civile, Forestale di Rieti e Comune di Amatrice. Nonostante la preparazione, quando sono arrivati e hanno visto con i loro occhi, hanno tutti provato grande emozione, non pensavano a una cosa così intensa. In quei giorni hanno lavorato in cinque di aziende zootecniche: all'inizio i proprietari chiedevano "Ma cosa sanno fare questi ragazzi?", ma dopo qualche ora lo capivano da soli, vedendo la loro energia, bravura e voglia di fare». 

La giornata tipo iniziava all'alba, per concludersi la sera tardi. «Lavoravano dalle 7 del mattino fino alla cena, che era alle 21. Hanno costruito una tettoia e dato una mano nelle stalle, dove la situazione era drammatica: le varie aziende avevano perso i dipendenti, scappati per la paura, e le mucche erano in sofferenza. Basta pensare che da quasi tremila litri di latte al giorno ne facevano ottocento, per colpa dello stress e della poca acqua». Il gruppo dell'Istituto Mach si è portato dal Trentino gli attrezzi ma non i materiali: grazie all'aiuto degli allevatori della val di Sole, della Pro loco di Vermiglio e delle Acli di Lavis hanno avuto un po' di denaro a disposizione per comprare il legname sul posto. «Un piccolo contributo per far tornare a girare l'economia in quei posti». 

Poi il ritorno a casa, con il grazie della gente di Amatrice. E con il grazie anche di tutto il Trentino: bravi ragazzi!

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