Porfido: imprenditore imputato per estorsione

Lona Lases, sospesa la concessione alla Anesi srl

di Domenico Sartori

L’accusa è pesante: estorsione. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trento, Claudia Miori, il prossimo 22 dicembre dovrà pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio per Giuseppe Mario Nania, imprenditore del porfido originario di Reggio Calabria e residente ad Albiano, in qualità di legale rappresentante della Anesi srl, ditta concessionaria del lotto estrattivo numero 4 a Lases, in località Pianacci. Mesi di indagini della sezione di polizia giudiziaria della procura, coordinata dal pm Maria Colpani, perquisizioni, sequestro di documentazione, il supporto di una consulenza tecnica.
 
Nania, secondo l’accusa tutta da dimostrare, avrebbe, sotto minaccia di licenziamento, costretto cinque dipendenti (tre cinesi, un marocchino e un macedone) «a firmare una dichiarazione con la quale attestavano sotto la loro responsabilità di aver ricevuto tutti gli stipendi loro dovuti fino al mese di giugno 2014». Avrebbe inoltre compiuto «atti idonei diretti in modo non equivoco a far firmare la stessa dichiarazione» ad un altro dipendente (kossovaro) «dopo avergli consegnato la lettera di licenziamento con preavviso di due mesi, sottoponendolo ad indebita pressione psicologica, non riuscendo in questo caso nell’intento e rendendo operativo il licenziamento».
 
Il contesto temporale in cui si colloca la vicenda è ben definito: il 12 agosto 2014, il Comune di Lona Lases aveva diffidato la Anesi srl a provvedere, entro 20 giorni, «al pagamento degli stipendi agli operai per gli anni 2013 e 2014, sino al giugno 2014». Il risultato della condotta di Nania, secondo l’accusa, è quello di avere evitato «la sospensione e/o revoca della concessione per inadempimento delle condizioni del disciplinare di cava». In concreto, la firma estorta agli operai avrebbe consentito alla Anesi srl di «ottenere un ingiusto profitto e correlativo danno per i lavoratori, i quali rimanevano creditori di cospicuo somme di denaro e titolo di stipendi esposti in busta paga ma non versati fino al giugno 2014».
 
Oltre che l’estorsione, a Nania viene anche imputato il reato di truffa aggravata, in quanto, «con artifici e raggiri consistiti nel dichiarare falsamente al Comune di Lona Lases nella dichiarazione trimestrali sostitutive di atto notorio ai fini della determinazione dei canoni (...) la quantità di materiale grezzo cernita negli anni 2013 e 2014 in quantità inferiore al reale, induceva in errore l’ing. Andrea Eccher, tecnico incaricato di redigere il calcolo del canone sulla base della documentazione falsa e otteneva di pagare un canone nettamente inferiore rispetto a quanto dovuto, riportandone quindi un ingiusto profitto con altrui danno». L’aggravante consiste nel fatto di avere danneggiato un ente pubblico, il Comune. Un «ingiusto profitto» calcolato in 48.501,87 euro tra il 2013 e il 2014.
 
La Anesi srl, nella persona del legale rappresentante ad acta, Giuseppe Battaglia, originario di Cardeto (Reggio Calabria) e residente a Lona Lases, è invece chiamata in causa per il reato previsto dal decreto legislativo 231/2001 sulla responsabilità amministrativa delle società e degli enti, che stabilisce, tra l’altro, che «l’ente è responsabile per i reati commessi nel suo interesse o a suo vantaggio». Giuseppe Battaglia è un imprenditore noto della zona del porfido. Fu anche scelto dal sindaco-imprenditore Marco Casagranda, nella consigliatura 2005-2010 quale assessore comunale esterno, con competenza proprio sulle cave. Ed è stato anche amministratore unico della Mormirolo Porfidi, azienda finita negli anni scorsi nel mirino dalla magistratura in una maxi-operazione contro le infiltrazioni dell’ ‘nadrangheta in Emilia, che aveva portato all’arresto del crotonese Antonio Muto, accusato di bancarotta fraudolenta. Una vicenda da cui Battaglia è risultato del tutto estraneo.
 
Anesi srl (883 mila euro di ricavi e 740 di utile netto a fine 2015) ha un capitale sociale suddiviso tra Enzo Anesi (25%), Diego Folgheraiter (10,2%), Luciano Micheli (10,2%), Silvano Micheli (10,2%), Armando Nordino (10,2%), Achille Ravanelli (10,2%) e Finporfidi srl (24%). Di quest’ultima società è amministratore unico Giuseppe Battaglia e socio unico è il figlio Demetrio.
In giudizio la difesa punterà sul fatto che è vero che materialmente i lavoratori non erano stati ancora pagati, ma che, a conferma della buona volontà di chiudere il pregresso, la Anesi srl, aveva già dato mandato di pagamento. Nania è difeso dall’avvocato Maura Cravotto Schwarz, la Anesi srl e Giuseppe Battaglia da Marcello Paiar.
 
Il sindaco di Lona Lases, Marco Casagranda, ha disposto ieri «l’immediata sospensione della concessione» rilasciata alla ditta Anesi srl il 29 gennaio 1998 per la coltivazione del lotto estrattivo numero 4 in località Pianacci. Il sindaco ha inoltre il disposto, comunicandolo alla ditta, il «contestuale avvio del procedimento per pronuncia di decadenza dalla concessione, con riserva di ulteriori atti a tutela dell’amministrazione comunale». Una decisione grave, perché viene sospesa un’attività imprenditoriale, con tanto di conseguenze anche sul piano dell’occupazione.
 
Ma il sindaco non aveva altra strada, essendo l’ente parte offesa, dopo che nei giorni scorsi al Comune è stato notificato il provvedimento del Tribunale di Trento di richiesta di rinvio a giudizio a seguito del procedimento penale nei confronti di Mario Giuseppe Nania, in qualità di legale rappresentante della Anesi srl (è l’amministratore unico, ndr), imputato di estorsione e truffa aggravata. 
 
Nel dispositivo di sospensione immediata della concessione, il sindaco richiama gli atti che testimoniano di un rapporto non sempre lineare con la Anesi srl: nel dicembre 2010 una diffida a non sconfinare; nel maggio 2012 una sospensione per imporre il ripristino del tratto deborbato; nel novembre 2011 la diffida a versare i canoni dovuti; idem nel luglio 2013. Quindi, nell’agosto 2013, la sospensione per coprire una differenza di canoni non coperta da polizza fidejussioria. E poi altre due diffide, nel maggio e agosto 2014, per i mancati versamenti di contributi e stipendi. Dall’ultima diffida, che sollecitava a provvedere entro 20 giorni alla liquidazione degli stipendi agli operai per gli anni 2013 e 2014, è partita la vicenda che ha portato all’inchiesta penale. Nel giugno scorso, la ditta è stata di nuovo soggetta a sospensione per aver asportato materiale dal lotto adiacente. 

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