La matematica porta Taufer a fare il "prof" in California

Dalla sua amata Piana rotaliana alla California, dove andrà come ricercatore alla prestigiosa Santa Barbara University

di Mariano Marinolli

Dalla sua amata Piana rotaliana alla California, dove andrà come ricercatore alla prestigiosa Santa Barbara University. È il destino che si profila per il 2016 al professor Emanuele Taufer, classe 1966 e nato con il bernoccolo della matematica, essendo considerato un vero esperto di statistica. E pensare che quando Emanuele era adolescente, papà Sanzio, in passato presidente del consiglio comunale e che gestiva a Mezzolombardo un negozio di colori e vernici, lo convinse a frequentare il corso di ragioneria all’Istituto Martini per avere un contabile nella propria azienda; poi, visti gli strepitosi risultati ottenuti nelle materie scientifiche, furono gli stessi genitori a spronare Emanuele per frequentare la Facoltà di economia e commercio all’Università di Trento.

«All’epoca ebbi modo di approfondire e perfezionare gli studi in matematica e statistica - racconta il professore, ancora per pochi giorni docente universitario a Trento - e mio padre mi esortò a proseguire su questa strada, abbandonando l’idea di farmi lavorare nell’azienda di famiglia». Così Emanuele Taufer si recò prima alla Università di Cardiff, nel Regno Unito, per poi superare brillantemente un master in statistica alla George Washington University. Poi la sua carriera di docente ebbe inizio all’Università di Bolzano, prima di tornare a Trento.A onor del vero, a Santa Barbara fu già invitato come ricercatore, per tre mesi, nel 2012. «Fu un’esperienza davvero utile per la mia professione - racconta ancora il professor Taufer - e a gennaio ci tornerò, sempre in veste di visiting con la mia famiglia». 

La moglie, che la seguirà con la vostra stupenda figlioletta di quattro anni, è contenta di lasciare il Trentino per vivere in California?

«Lei non lavora e l’idea di vivere un periodo a Santa Barbara la entusiasma. Anch’io sono entusiasta di tornare a Santa Barbara perché là esiste uno dei dipartimenti di statistica più avanzati al mondo; le università degli Stati Uniti e dell’Inghilterra sono le più ambite dai ricercatori».

Avrà nostalgia dei parenti e degli amici che lascia a Mezzolombardo?

«Come visiting professor resterò solo per alcuni mesi, poi si vedrà. Avrò sicuramente nostalgia della mia terra e anche delle nostre montagne. A parte che in California l’attività è così intensa e la vita procede a un ritmo talmente veloce che c’è poco tempo da dedicare ai ricordi di casa».

Lei, però, è sempre stato attratto dall’America fin dai tempi in cui frequentò il master a Washington.

«Vero. Lì andai su suggerimento del professor Klaus Haagen, con il quale discussi la mia tesi, ed ebbe ragione a dirmi che se volevo approfondire la ricerca scientifica nel campo della statistica sarei dovuto andare a Washington».

E da piccolo, sognava di fare lo scienziato?

«Per la verità da piccolo ricordo che ero attratto dal mestiere del benzinaio. Non so perché, ma quel lavoro mi affascinava. Poi, naturalmente, crescendo si cambia idea».

Cosa rimpiangerà di non potersi portare a Santa Barbara?

«Ah, presto detto! La nostra cucina. Là regnano i fast food, pasti veloci e via; non c’è una cultura della tavola e del buon cibo. Mi mancheranno tanto i nostri piatti trentini, così gustosi e saporiti».

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