Zambana, un'anonima «fatina» ridà agli scolari i soldi rubati

Le favole esistono ancora

Le favole esistono ancora. E con esse persone di cuore grande capaci con un gesto anonimo di ridare il sorriso a dei bambini privati in un colpo solo dei soldini che si erano guadagnati con le attività svolte a scuola e - cosa ancora più odiosa e grave - della fiducia nel prossimo. Come tutte le favole, anche quella che ha avuto per protagonisti gli alunni della Vª elementare di Zambana, ha avuto un inizio lieto, con i bambini impegnati nel corso del passato anno scolastico nella cura dell'orto ricavato - con l'aiuto dei nonni - nell'aiuola incolta dietro la scuola. Al rientro dalle vacanze, la gioia dei piccoli agricoltori aveva toccato l'apice il 18 settembre, quando la verdura era stata venduta e il ricavato messo sotto chiave dalle maestre per essere investito nell'acquisto di nuove piantine e attrezzi da usare quest'anno.

Nello stesso cassetto c'erano anche i soldi della Cooperativa Scolastica, altra tradizione della scuola di Zambana, frutto del tesseramento e della vendita del giornalino «Zambanovità» e destinati all'acquisto di materiale scolastico Come in tutte le favole che si rispettino, tuttavia, anche a Zambana ad un tratto a rubare la scena sono stati i cattivi. Il lupo stavolta non c'entra: la brutta parte l'hanno recitata uno o più ladri, che entrati di notte a scuola, si sono impossessati dei 200 euro degli scolari. Una vigliaccata con i fiocchi, che ha creato profondo dispiacere nei bambini, messo nero su bianco in una lettera inviata all'Adige.

Parole semplici ma di amarezza «bambina», la più amara in natura, che hanno toccato il cuore di un'anonima signora. Una fata, verrebbe da dire, trattandosi di una favola, che il mattino stesso ha chiamato la scuola dicendosi pronta a mettere di tasca propria quanto il ladro o i ladri avevano rubato ai bambini, a patto di poter rimanere senza nome. Incredula la maestra che ha ricevuto la telefonata ha ringraziato e il lieto fine si è realizzato il mattino seguente, quando nella cassetta della scuola è comparsa la busta con i 200 euro e un biglietto rivolto ai bambini: «Siate buoni e voletevi bene».

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