Masere, parla l'imprenditore: «Io non getto la spugna»

di Mariano Marinolli

Alle Masere non sorgerà un grande centro commerciale come prevedeva il Prg. L’intervento del commissario Marcello Lubian ha fatto finalmente chiarezza sul futuro del commercio nella Rotaliana cassando qualsiasi idea di costruire un insediamento commerciale di grandi dimensioni, così come era nelle intenzioni di Area 51 srl, proprietaria dei due ettari di terreno.

Ora sorge il dubbio sul futuro di quei terreni abbandonati. Come era emerso nella vivace discussione dell’assemblea di Comunità, e come appare chiaro dalle limitazioni imposte dal Piano sul commercio, su quei terreni andrebbero costruite strutture di servizio pubblico, come piscina, esercizi pubblici per la collettività o altro genere di attività ludico-ricretative. Ma una società non può pensare di costruire tutto ciò, senza la compartecipazione del pubblico. Quel terreno vale all’incirca 22 milioni di euro e l’investimento complessivo per il progetto originario sfiorava i 50 milioni di euro. Ora, realizzando solo 5.000 mq di superficie commerciale, a che prezzo vanno messi in vendita i negozi per ammortizzare il costo di un’operazione finanziaria partita con ben altri intenti?

Se si vogliono servizi pubblici, è probabile che Area 51 pretenda di costruire piscine e palestre anche con denaro pubblico. Per Area 51, interviene Mario Zorzi che dice: «La vicenda delle Masere rischia di diventare l’ennesima storia di una grande opera incompiuta su cui si sfidano parti politiche, associazioni, comitati e altri. Ho cercato fin dall’inizio di evitare il coinvolgimento in sterili polemiche ma, basta leggere i quotidiani degli ultimi sette anni per capire che probabilmente ho fallito tale intento. È però innegabile che una costruzione importante porta contraddizioni, a pare mio non giustificate, ma anche grandi opportunità economiche e sociali per molti, non solo per chi lo costruisce. Senza aggiungere dei posti di lavoro per chi in quel centro polifunzionale lavorerà». A questo punto, intende gettare la spugna? «Avrei la tentazione di farlo, tuttavia sono ancora disponibile a confrontarmi, ma ognuno cosciente del proprio ruolo; il mio è quello dell’imprenditore e realizzatore, non speculatore, che ha la possibilità di costruire sull’area delle Masere anche qualcosa di diverso da un centro commerciale tradizionale. Però deve avere la sostenibilità economica attualizzata al mercato particolarmente sfavorevole di oggi. Ogni proposta dovrà essere sottoposta e discussa, ma la serietà pretende che il businnes plan sia sorretto dai numeri».

Il presidente della Comunità Rotaliana Koenigsberg, Gianluca Tait, non nasconde la sua soddisfazione poichè il Piano sul commercio approvato dal commissario Lubian mantiene le stesse caratteristiche della proposta portata in assemblea di Comunità, mantenendo inalterate le aree commerciali alla Valman di Mezzocorona e alle Masere di Lavis: «Il Piano ha mantenuto l’impianto generale di quello approvato dalla conferenza dei sindaci, dove non si parla di centri commerciali ma di centri polifunzionali. Per l’area Masere, di differente troviamo solo l’inserimento dell’agroalimentare e l’incidenza delle superfici di vendita destinate al commercio, che deve essere inferiore al 25% delle superfici fondiarie (in totale, 5.000  mq, ndr)». Il Piano, pur approvato dalla conferenza dei sindaci, venne duramente contestato da Pd e dalla Confesercenti. Ma la riduzione della superficie commerciale viene accolta con giudizio favorevole dagli oppositori. Per Luca Paolazzi del Pd, «il lavoro del commissario è finalmente equilibrato e dice a chiare lettere “no” ad un centro commerciale alle Masere. Soprattutto pone un limite certo del 25% alle aree commerciali. Per noi è un buon risultato, da cui ripartire assieme ai proprietari per trovare soluzioni innovative. È grazie al costante lavoro del Pd in Comune e Comunità di valle se a Lavis non ci sarà un enorme centro di oltre 20.000 mq che avrebbe ucciso il nostro centro storico». Anche il segretario regionale della Uil commercio, Walter Largher, auspica come Mario Zorzi di riunirsi tutti attorno a un tavolo e decidere cosa si può fare di quei terreni, prima che vengano invasi solo dalle ortiche.

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