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Massimeno, l’acqua è troppo cara: le minoranze attaccano e c’è chi è pronto alla disobbedienza civile

Scoppia il caso nel comune più piccolo delle Giudicarie, con l’opposizione che parla di «aumento sconsiderato» in merito alla tariffa del servizio idrico «la più alta del Trentino, superiore del 25% a Giustino e Pinzolo. Ora ha subìto un ulteriore incremento del 30%, superando Roma e Milano»

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di Giuliano Beltrami

MASSIMENO. «L'accesso all'acqua è un diritto dell'uomo, perché è un bene primario: la nostra vita è legata all'acqua. Non dimentichiamoci che l'acqua serve per dissetarsi, sfamarsi e per l'igiene». Frasi scontate? Le usa il gruppo di minoranza del comune più piccolo delle Giudicarie, Massimeno, in premessa ad un'interrogazione in cui si ricorda che «già l'1 marzo 2022 interrogava il sindaco e la Giunta sulla tariffa del servizio idrico integrato nel comune di Massimeno, essendo la stessa la più onerosa di tutto il Trentino».

Acqua azzurra, acqua cara, vien da dire. E da aggiungere: accuse pesanti. «Il 12 dicembre 2023 - si legge nel documento - la Giunta comunale, con verbale di deliberazione numero 60, all'unanimità ha approvato un ulteriore e sconsiderato aumento della tariffa servizio acquedotto per l'anno 2024. La tariffa agevolata del servizio idrico a Massimeno è la più cara del Trentino e in comparazione con i comuni limitrofi di Giustino e Pinzolo era superiore già del 25%. Con la delibera citata - attaccano gli oppositori del sindaco Norman Masè - ha subito un ulteriore incremento del 30%, superando di fatto le città di Roma e Milano».

Giacomini & C. vanno giù con la scure: «Nonostante il comune di Massimeno sia ricco per approvvigionamento idrico, ha raggiunto il triste primato nazionale per il costo più remunerativo della tariffa agevolata residenziale: da 0 ad 80 metri cubi». Una delle lamentele più urticanti? Il fatto che il sindaco non abbia informato il Consiglio comunale. Così «numerose proteste sono pervenute ai componenti del Consiglio comunale come pure alla Giunta ed allo stesso sindaco».

L'aumento «riguarda tutte le voci della tariffa denominata servizio acquedotto 2024», sostiene la minoranza, che elenca: «Quota fissa per uso domestico, tariffa di base, fino alla tariffa per consumi superiori». E qui arriviamo alla «lotta dura senza paura» che profuma di altri paralleli e di altri tempi. Dopo aver preso atto di quello che definiscono «insensato e non comunicato ulteriore aumento», annunciano «la disobbedienza civile da parte di alcune famiglie di Massimeno che non corrisponderanno l'onere economico per la tariffa idrica al comune».

Dopo aver enunciato l'azione, gli oppositori si sentono in dovere di illustrare che «la disobbedienza civile è una forma di lotta che comporta la consapevole violazione di una precisa norma di legge considerata particolarmente ingiusta». Qual è l'obiettivo di chi attua questa strategia? Lo spiegano: «Contrastare una evidente ingiustizia, pur sapendo che tale iniziativa comporta una violazione di legge con conseguente accertamento in sede penale».

Come non bastasse, «nello stesso periodo di aumenti del bene prezioso come lo è l'acqua, un elemento fondamentale per la sopravvivenza, la Giunta comunale ha speso oltre 17.000 euro per la pubblicazione di un libro di sole 200 copie sulla storia del comune di Massimeno e vari eventi di carattere ludico con un considerevole carico economico sul bilancio comunale». Ciò detto, Giacomini e compagni paventano qualcosa di negativo. Oltre alle conseguenze penali della disobbedienza, immaginano «un presumibile esodo dei residenti stessi verso altri comuni più sensibili alle tematiche sociali e familiari». Catastrofismo a buon mercato o speranze?

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