Giustizia / Il caso

Trasferta di massa, condanna ridotta: sanzione confermata al sindaco di Castel Condino

Stefano Bagozzi aveva fatto ricorso contro la sentenza di primo grado sulle spese di cittadinanza onoraria. Sindaco soddisfatto? Ci guarda storto, poi gli scappa un sorriso: «Vero, da 6.000 a 1.700 è un bello sconto. Ma sapete cosa ci è costata, di avvocati?»

CASTEL CONDINO. La storia è finita. Il sindaco di Castel Condino Stefano Bagozzi (difeso dall'avvocata Maria Cristina Osele) si è visto ridurre la sanzione in maniera significativa, ma la pratica, dal fischio d'inizio alla bandiera a scacchi (ci scusiamo per aver inciampato nei termini sportivi), è durata 7 anni. La vicenda va spiegata.

2017: siamo in piena celebrazione del centenario della Grande Guerra. A Castel Condino il Consiglio comunale decide di dare la cittadinanza onoraria ai Lupi di Toscana, i fanti che un secolo prima erano entrati in paese per... beh, qui si può discutere: per liberarlo dal giogo straniero o per annetterlo al Regno d'Italia? Non saremo noi a scrivere la storia. Il dato certo è che il sindaco e il consiglio comunale hanno deciso di celebrare il ricordo insieme ai fanti di Toscana.

Lo fanno con una trasferta a Firenze, dove i Lupi hanno la caserma. E lo fanno con una bella fetta di paese, banda compresa: una sessantina di persone sui 225 abitanti. «Cittadinanza onoraria all'associazione legata al Comune di Castel Condino in quanto depositaria morale delle gesta eroiche compiute dalla Brigata Toscana»: così recita l'illustrazione dell'evento.

«Eh no, cari signori», tuona la Corte dei Conti di Trento, appioppando al sindaco la sanzione di 6.112 euro e dichiarando con la sentenza di primo grado la spesa «chiaramente illegittima, anche e soprattutto sul piano della sua manifesta irrazionalità».

Parole pesanti. La ragione? «La decisione del sindaco di organizzare una cerimonia ufficiale fuori dalla sede comunale, prevedendo la trasferta di una buona parte dei 225 abitanti del Comune, sostenendo una spesa non giustificabile in termini di rappresentanza in quanto non riconducibile ad alcuna delle categorie espressamente previste dal legislatore regionale, ma nemmeno ai fini del conferimento della cittadinanza onoraria».

In sostanza, «previsione abnorme di trasferta per la sola consegna di una pergamena». Com'è facile immaginare, è partito il ricorso del sindaco Bagozzi, che evidenziava il valore storico della manifestazione in ricordo della contesa del monte Melino. E sottolineava «la partecipazione della banda e delle associazioni del paese, pienamente rispondente a quanto previsto dallo statuto del Comune».

Fra gli altri motivi dell'appello del sindaco c'è la convinzione di una «errata applicazione del regolamento per il conferimento della cittadinanza onoraria in base alla quale non sarebbe ammesso un luogo di svolgimento della cerimonia diverso dalla sede comunale». Inoltre «si duole del fatto che gli sia stato addebitato tutto l'asserito danno, negando ogni ruolo degli uffici comunali».

Il 21 settembre 2023 la Procura generale ha chiesto il rigetto dell'appello proposto «in quanto infondato, con la conferma della decisione impugnata». Alla fine la Corte dei conti, Seconda sezione giurisdizionale centrale d'appello, «condanna il sindaco Stefano Bagozzi al pagamento della somma di 1.770,66 euro; inoltre lo condanna al pagamento delle spese di giudizio che si liquidano complessivamente per questo grado di giudizio in euro 96».

Soddisfatto Bagozzi? Ci guarda storto, poi gli scappa un sorriso: «Vero, da 6.000 a 1.700 è un bello sconto. Ma sapete cosa ci è costata, di avvocati?».

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