Spiazzo Rendena, per le malghe offerte stratosferiche, assegnate anche a 4 volte la base d'asta

Il manto di neve copre ancora la montagna, ma la primavera si avvicina, e con essa la stagione dei pascoli. E cominciano pure le aste per l’affitto delle malghe, proprio nel momento in cui scoppia l’ennesimo scandalo per la speculazione. Certo, a migliaia di chilometri dai pendii giudicariesi, in Sicilia, ma la questione speculazione ha lambito in passato anche queste zone, sebbene la magistratura (almeno quella trentina) non sia mai intervenuta, nonostante i ripetuti appelli di allevatori esasperati.
La prima asta rendenera si è svolta mercoledì, ed è stata bandita dall’Asuc di Mortaso. Tre le malghe da affidare in concessione con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa: malga Casinèla Camac (base d’asta di 2.000 euro), Val Germenega (4.500, nella foto) e Val Seniciaga (4.500 euro).
Se il buon giorno si vede dal mattino, sarà una stagione capace di gonfiare le borse un po’ bolse delle Asuc e dei Comuni. Infatti, i prezzi sono andati ben oltre le più rosee aspettative dei responsabili dell’amministrazione di uso civico. Per capirci, fino ad una decina di anni fa le tre malghe venivano affidate insieme per una cifra complessiva che arrivava a circa 6.000 euro. Oggi sono divise in tre gare diverse. Malga Casinèla Camac è stata aggiudicata a Luca Scarazzini per 6.600 euro, davanti a Filippo Masè (5.510) ed all’azienda Ginòta di Fabio Maffei (3.200), giusto per citare i primi tre.
Val Germenega ha visto trionfare ancora Luca Scarazzini, con un’offerta di 16.600 euro (poco meno di 4 volte oltre la base d’asta), davanti a Haflinger di Samuele Alimonta con 12.100) e a Filippo Masè con 11.600. Infine, Val Seniciaga ha visto sul gradino più alto del podio Filippo Masè con 10.200 euro, davanti a Fabio Maffei con 9.200 euro e a El Paradìs con 4.700. Considerando che secondo il bando non si può vincere più di una gara, Scarazzini dovrà rinunciare ad una malga, e di conseguenza ci sarà un rimescolamento di carte. Nota di colore. All’apertura dei plichi delle offerte ha assistito (è arrivato in ritardo) Giacomo Daina, notissimo allevatore che per anni ha preso in appalto i pascoli della val Borzago, la valle diventata famosa l’anno scorso per la moria di pecore mandate all’alpeggio in cattive condizioni. Era presente, ma ufficialmente l’allevatore cremonese non ha partecipato all’appalto.
Fin qua i risultati, che dimostrano quanta fame di pascoli esista. Basti considerare che la base d’asta complessiva si aggirava attorno agli 11.000 euro, mentre l’offerta complessiva supera i 30.000 euro. La domanda, semmai, riguarda le motivazioni dell’interesse, considerato che chi ha frequentato quei pascoli (certamente belli) racconta di malghe raggiungibili con difficoltà, attraverso un sentiero non carrabile. Oltretutto si tratta di malghe esclusivamente per asciutte, quindi non da latte.
Siamo solo all’inizio. Facile immaginare che nelle prossime settimane scoppieranno ancora polemiche fra chi prende in affitto le malghe per ottenere i soldi dell’Unione europea grazie ai titoli e chi sostiene che è necessario vincolare i titoli ai soli proprietari degli animali, proprietari per tutto l’anno, pena la morte dell’allevamento alpino. Per ora sono solo polemiche sotto traccia, ma già si sente in Rendena più di un allevatore preoccupato per la gestione di malghe storiche messe all’asta per prezzi che gli allevatori “veri” non potranno mai pagare.

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