Bosco Arte Stenico riparte con gli animali

di Giuliano Beltrami

BAS. Significa Bosco Arte Stenico, ma a noi piace di più (senza voler esagerare con gli aggettivi, che non è mai elegante) Bosco Affascinante Straordinario.
Scivoliamo sul fascino per spiegare lo straordinario. Anzitutto, banalmente, perché un museo nel bosco è fuori dall’ordinario. Ma è molto di più, come spiega il suo animatore, il fotografo di Stenico Maurizio Corradi: «Le installazioni vengono fatte con materiale di recupero. Dalla pulizia del bosco gli artisti reperiscono il materiale e si mettono a realizzare l’opera. Qua - sottolinea -. Si usa solo legno: il tiglio profumato, il pino nero, il carpino, la roverella, il rovere, il larice, l’abete rosso, il faggio...» Straordinario perché a creare questo museo a cielo aperto, in cinque anni, sono state decine di artisti provenienti da tutto il mondo, dalla Cina all’Honduras, dal Canada alla Germania, dall’Australia al Giappone, dalla Siberia al Trentino (diciamolo, ci siamo anche noi!).

C’è un altro motivo di straordinarietà, quello che ci piace di più: il museo è completamente sbarrierato. Tradotto: è visitabile da un disabile. E Corradi, con orgoglio, ti racconta di decine di disabili in visita a Bosco Arte Stenico.
Sbarrierato significa che tu sfili davanti alle 102 (avete letto bene, 102) opere lungo una strada piana o quasi, percorribile tranquillamente con la sedia a rotelle. Certo, è una carrareccia non asfaltata, e ci mancherebbe, in montagna, in mezzo al bosco... Sulla sinistra ci sono le opere, tutte accessibili, quindi toccabili, per un cieco: nello specifico la mano è stata accompagnata dalla mano premurosa di una ragazza, Alice. Attenzione, nella maggior parte dei musei se ti azzardi ad allungare la mano su una statua piomba l’addetto a rampognarti!

È un museo senza stanze, naturalmente. Le stanze sono virtuali e coincidono con i temi dati ai simposi che dal 2013 si susseguono ogni anno. E finora sono stati tutti temi legati al territorio. Partenza con «Rifugi», nel senso ampio del termine: potrebbe essere il rifugio classico, ma anche il nido, la casa, perfino il castello (siamo a Stenico, sede per secoli del Capitanato distrettuale delle Giudicarie).
Segue «Equilibri», legato alla biosfera, all’equilibrio ambientale. Quindi «Mostri», e qui puoi spaventarti, o gustare le forme contorte che si possono dare ai tronchi con scalpelli e (perché no?) motoseghe. Per esempio, è inquietante il mostro con la cresta della murena e la testa del pescatore ricavata nell’amo.

Il quarto anno fu «Acqua», tema più che mai legato al territorio, dal ghiacciaio ai torrenti di montagna, dai laghi alle terme. C’è chi ha riprodotto perfino le onde del mare.
Quest’anno toccherà ad «Animali»: c’è un soggetto più immerso nella natura di un animale? No, l’animale è la natura stessa. Dal 25 giugno al 2 luglio (giorno della premiazione) artisti da tutto il mondo all’opera nel Bosco. «Sa che a volte facciamo fatica ad inserire artisti italiani?» chiede Corradi. E in cinque anni molte sarebbero le storie da raccontare. Come quella dei due artisti che hanno lavorato contemporaneamente a due opere ricavate nello stesso tronco: uno era siberiano e masticava appena un po’ di inglese, l’altro era trentino e non masticava proprio nulla; eppure per una settimana hanno lavorato fianco a fianco, e si scambiavano gli attrezzi senza parlarsi.

Un’opera originale è l’obiettivo fotografico, creato direttamente (poteva essere diverso, data la sua passione?) dal fotografo Maurizio Corradi per mostrare agli alunni il funzionamento della prospettiva: diciotto quintali di legno ci sono voluti.
Bambini, perciò didattica. «Per la prossima visita - racconta Maurizio - avremo 100 bambini.
La didattica parte dal recupero di pezzettini di legno disseminati nel bosco in sacchetti, che i bambini devono raccogliere. Fra l’altro è un modo per creare cultura della pulizia del bosco. A conclusione della giornata, tutti davanti all’obiettivo fotografico, dove un lettore narra la storia di Bosco Arte Stenico, una fiaba legata al percorso dei piccoli camminatori».

E il fascino? Ah, già. È il fascino del museo nel bosco, non facile perché non sempre le statue dell’arte contemporanea sono leggibili, ma se serve aiutano le guide. È il fascino del bosco, dove anche il sole si diverte a fare l’artista, filtrando fra i rami degli alberi e creando forme bizzarre sul terreno.
È il fascino del silenzio, rotto appena, anzi, accompagnato dal suono ininterrotto della fontanella e dal cuculo che dall’alto fa sentire la sua voce.

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