«’L Vècio e ‘l Bòcia», il dialogo che racconta la valle

di Denise Rocca

Instancabile Mario Antolini, a 96 anni (e sta anche lavorando ad altre pubblicazioni) presenta la sua ultima fatica: «’L Vècio e ‘l Bòcia. Dialoghi sulle rive della Sarca e del Chiese», un libro a due mani con Marco Zulberti, in dialetto, che è uno sguardo complessivo alla vallata delle Giudicarie. Un dialogo fra un vècio e un bòcia sui grandi temi del futuro della vallata, su quell’unità ricercata dal punto di vista amministrativo e identitario e ancora non raggiunta.

L’agile volumetto - presentato con gli autori venerdì 24 febbraio alle 20.30 in Comunità delle Giudicarie a Tione - riporta i dodici dialoghi ospitati a puntate dal mensile locale «Il Giornale delle Giudicarie» quando fu istituita la Comunità di Valle e con essa la speranza, per i due autori, di vedere la vallata ritrovare un’unità di intenti e una conoscenza comune e reciproca dei vari «ambiti» giudicariesi. Con lo sguardo di oggi i due autori hanno ripreso in mano i dialoghi per farne una raccolta.

«Con Marco ci siamo proposti di offrire ai Giudicariesi un modesto contributo, quasi un’ulteriore occasione per interessarsi alla gestione di quel “bene comune nel quale crediamo consista la vera possibilità di vita e di crescita di una comunità” spiega la genesi dei dialoghi Mario Antolini - capace di far sentire e di far vivere a ciascuno l’essenza di essere “tutti costantemente insieme”, gli uni con gli altri, perché solo così si può guardare con fiducia sia al presente e soprattutto all’avvenire».

I due giudicariesi, alla nascita delle Comunità seguivano lo sbocciare del nuovo Ente cercando di vederne i lati positivi, ma soprattutto preoccupati delle difficoltà che la nuova istituzione incontrava - per carenze legislative nel diventare il fulcro di un’autonomia reale. Nella voce del “bòcia” si ritrova quindi l’attualità percepita e vissuta nella società giudicariese, mentre in quella del “vècio” la testimonianza pacata di un passato nel quale le Giudicarie - alla luce dei vecchi Statuti e delle Regole medioevali - apparivano maggiormente consapevoli della propria autonomia territoriale e capaci di darsi una gestione del territorio con maggiore responsabilità sia collettiva che personale.

«Siamo convinti che il senso di comunità - prosegue Antolini - realizzata autonomamente in ogni vallata a se stante, secondo i principi che ancora scaturiscono dagli antichi ordinamenti medioevali, è la chiave di volta per una società che voglia e debba realizzarsi per il bene di tutti». Uno spunto di riflessione per cittadini e amministratori è quello proposto da Antolini e Zulberti, partendo dall’organizzazione che gli avi giudicariesi si diedero per governare il territorio, l’anelito verso lo sviluppo di una visione comune, responsabile e autonoma per fare ed essere «comunità» nell’ambito di un’autonoma vallata lontana dai centri di potere.

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