Elisa, si è spenta la lunga speranza

Cimego, folla all'addio della giovane Liberini

La chiesa di San Martino non è riuscita a contenere la folla che ha voluto partecipare al funerale di Elisa Liberini stringendosi alla mamma Sara, al papà Roberto, alle tre sorelline e alla nonna Rosella. C'erano gli abitanti di Cimego, ma sono intervenute molte persone dal resto della valle del Chiese. 

Avrebbe compiuto i vent'anni a luglio Elisa, ma si è spenta prima: una candela che si è consumata. Per diciannove anni quella candela (la candela della speranza) era stata tenuta accesa con determinazione, con testardaggine, dalla famiglia, in particolare dalla mamma Sara, carattere di ferro, che ha cercato tutte le strade possibili per curare la figlia, colpita da una grave disabilità, per farla vivere e migliorare il suo stato.

Fin dalla tenera infanzia sono state cercate strade, superando barriere burocratiche e confini nazionali, pur di trovare soluzioni. E ieri c'era chi ricordava la passione con cui il nonno, Carlo Girardini, aveva affrontato la malattia della nipote. Fino a dieci anni fa, quando un destino malevolo gli ha tolto la vita in un incidente stradale. La battaglia è continuata grazie ai genitori, come ha ricordato il parroco don Vincenzo, che ha concelebrato il funerale con don Francesco Scarin, il decano che ha lasciato le pecorelle della zona di Condino tre anni fa, ma è rimasto legato affettivamente a questo territorio.

Un velo di tristezza ha avvolto tutti: i volontari che in questi anni hanno costruito una rete attorno ad Elisa, i conoscenti, gli amici, i familiari. «Tristezza sì, naturalmente - commentava mamma Sara - ma grazie ad Elisa abbiamo imparato a combattere. Vogliamo fare tesoro di questa esperienza». 

«Vivendo simili situazioni, ti rendi conto di quanto sia ingiusta la politica», aggiungeva papà Roberto, alludendo ai continui tagli degli aiuti per i disabili, che rendono sempre più difficile, per le famiglie, assisterli con tranquillità.

comments powered by Disqus