Vandalismo / Giustizia

Baita devastata in val di Fassa durante il lockdown, ragazzi messi alla prova

Gli imputati sono dodici. Per quella devastazione il conto presentato dalla proprietà, parte offesa, è di 130mila euro. Sul risarcimento sono in corso accordi in sede civile: la cifra offerta dagli imputati è attorno a 55mila euro, ma la trattativa non è ancora terminata

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di Marica Viganò

VAL DI FASSA. Si avvia alla fase conclusiva il procedimento davanti al tribunale dei minori di Trento per la baita devastata da un gruppetto di ragazzini, durante il periodo del lockdown tra fine il 2020 e inizio 2021, in val di Fassa. Mercoledì 6 marzo il giudice ha sentito l'ultimo dei dodici imputati, l'unico assente la scorsa udienza-fiume, a febbraio, quando per cinque ore avevano parlato undici ragazzi, tutti minorenni all'epoca dei fatti (mentre ora alcuni hanno raggiunto la maggior età). Il tribunale ha poi emesso l'ordinanza di messa alla prova per i dieci imputati che ne avevano presentato istanza.

Per un periodo di sei mesi i ragazzi affronteranno un percorso educativo - precedentemente presentato e ora approvato dal tribunale - in accordo con gli assistenti sociali e con il coinvolgimento degli enti sul territorio, nell'ottica di una conciliazione del minorenne - in senso lato - con il danno fatto e con la persona offesa dal reato.

Nella pratica questa prova consiste nel partecipare ad un programma di incontri che mirano all'apprendimento delle relazioni, ad una riflessione personale, ma prevede anche azioni concrete ed un impegno attivo a favore della comunità. Ogni ragazzo seguirà un percorso diverso, personalizzato, con una valutazione finale.

Nella prossima udienza, in autunno, il giudice deciderà se i dieci imputati hanno superato la prova e analizzerà la posizione dei due ragazzi che hanno chiesto riti alternativi o il perdono giudiziale. Come gli avvocati hanno sottolineato in più occasioni, i giovani hanno riconosciuto di aver sbagliato: si tratta di episodi riconducibili ad una goliardata di gruppo; inoltre i responsabili hanno tutti una famiglia alle spalle, genitori che li hanno seguiti nella crescita. I fatti di cui si è discusso in aula risalgono dunque a tre anni fa.

La baita in cui i ragazzi si erano ritrovati un paio di volte per fare festa è a Canazei, sulle piste. Si tratta di una struttura di proprietà della famiglia bolognese Roncari-Tamburini, utilizzata come casa-vacanza e in quel periodo chiusa proprio a causa del periodo di lockdown. I giovani avevano raggiunto il posto con gli sci ai piedi e con qualcosa da mangiare e da bere negli zaini. Peccato che oltre alle bevande gassate ci fossero anche alcolici.

Alcuni del gruppo - dopo aver alzato il gomito, come è emerso nella ricostruzione dei fatti - si erano scagliati contro mobili ed elettrodomestici, danneggiando anche i tubi dell'acqua e l'impianto elettrico, pure sfasciando vetri e porte. I proprietari avevano denunciato di aver trovato il frigo e la caldaia all'esterno, probabilmente lanciati dalla finestra.

Per quella devastazione il conto presentato dalla proprietà, parte offesa, è di 130mila euro. Sul risarcimento sono in corso accordi in sede civile: la cifra offerta complessivamente dagli imputati è attorno a 55mila euro, ma la trattativa non è ancora terminata.

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