Giustizia / La sentenza

Ciclista centrato e multato: contestate velocità e assenza di luci e campanello

Il ragazzo era stato trasferito in elicottero all'ospedale Santa Chiara. A distanza di qualche settimana, al padre, in quanto tutore del minore, erano arrivati quattro verbali con i quali veniva contestata la violazione di due norme del Codice della strada, la velocità e l'assenza sulla bici di dispositivi di sicurezza.

di Marica Viganò

MOENA. L'incidente era accaduto nel corso di un allenamento in bici lungo la strada 346 fra Moena e il passo San Pellegrino. Il giovane, all'epoca diciassettenne, era finito contro un'auto e sbalzato sul parabrezza della vettura che arrivava subito dopo. Un impatto fortissimo, basti pensare che il vetro della vettura si era frantumato. Il ciclista era stato trasferito in elicottero all'ospedale Santa Chiara. A distanza di qualche settimana, al padre, in quanto tutore del minore, erano arrivati quattro verbali con i quali veniva contestata la violazione di due norme del Codice della strada, la velocità e l'assenza sulla bici di dispositivi di sicurezza.

Il giovane, che ha avuto la peggio nell'incidente, è stato dunque sanzionato per la sua condotta sulla strada. Il padre ha presentato ricorso, ma il giudice ha dato ragione alla polizia locale di Moena, che aveva condotto i rilievi: il genitore ha permesso che il figlio «omettesse di controllare il veicolo e di essere di condizione di sicurezza per l'arresto tempestivo dello stesso» e circolasse «con velocipede sprovvisto di campanello (segnalatore acustico), segnalazioni visive: anteriormente di luce bianca o gialla, posteriormente di luce rossa e di catadriotti rossi, nonché pedali sprovvisti di catadriotti gialli».

L'incidente era accaduto il 29 luglio 2022 pochi minuti prima delle 10 del mattino. Il giovane, che si stava allenando con alcuni compagni di squadra, stava scendendo a valle quando il conducente di una vettura che saliva in direzione opposta ha svoltato alla sua sinistra, centrandolo; è stato poi sbalzato sulla vettura che seguiva quella che lo aveva urtato. Nel ricorso il genitore del ciclista ha sostenuto che a quell'ora i dispositivi di sicurezza non fossero necessari, in quanto era pieno giorno e il cielo era terso. Ma la norma - come viene evidenziato nella sentenza - obbliga ad avere campanelli, fari e catarifrangenti, anche se l'utilizzo deve avvenire in determinare condizioni di visibilità.

Il punto è che la bicicletta del ragazzo non montava alcun dispositivo. Inoltre la segnaletica stradale in quel punto era chiara, indicando una curva pericolosa e una intersezione a "t" con diritto di precedenza: segnali di pericolo che indicano ai conducenti di auto, moto e bici che è necessario rallentare, in modo da procedere in condizioni di sicurezza e da poter fermare subito il mezzo nel caso in cui, come nella dinamica dell'incidente, anche se si ha la precedenza ci si possa trovare davanti ad un veicolo che sta svoltando. A sbagliare, dunque, è stato il ciclista.

«Nel caso in esame - questo è il ragionamento del giudice di pace di Cavalese - al trasgressore viene contestato l'avere adottato una condotta imprudente che di fatto ha messo in pericolo l'incolumità propria e degli altri utenti della strada. In altre parole, il trasgressore non possedendo i dispositivi di sicurezza imposti dalla legge, al prossimarsi della intersezione ha, con coscienza di volontà, accettato il rischio di causare un evento di danno (come nei fatti poi verificatori)». Il giudice ricorda che il ciclista ha poi dimostrato di non aver saputo controllare il proprio veicolo e di non aver regolato la velocità nei pressi dell'intersezione. 

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