Sanità / L’affare

Ma la Magnifica Comunità cosa ne pensa del nuovo ospedale a Masi di Cavalese?

Le domande di Fontanazzi: «Ho chiesto che sia presa una posizione chiara». e il project financing? «Non è che una ditta si sveglia e ci si mette senza aver dietro una chiara volontà»

CAVALESE. C'è un convitato di pietra, al tavolo del project financing per il nuovo ospedale. È la Magnifica Comunità di Fiemme, proprietaria dei terreni di Masi su cui dovrebbe sorgere il nuovo complesso sanitario da 120 milioni promosso dalla Mak.

Scossa dal terremoto che investì lo scario Giacomo Boninsegna due anni fa, quando fu portata alla luce la trattativa sotterranea sul vivaio in chiave sanitaria, in queste settimane dalla Magnifica non è arrivato un alito. Nessuno, apparentemente, ha fiatato. Ma se ne parla, eccome. E ora, a gettare pubblicamente il sasso nello stagno è l'ex vicescario Giuseppe Fontanazzi, consigliere della Regola di Cavalese guidata da Franco Corso.

«Quindici giorni fa ho proposto al Consiglio di Regola, schierato a favore della ristrutturazione, di scrivere una lettera da portare al Consiglio dei Regolani, chiedendo che la Magnifica Comunità prenda una posizione chiara. Ho letto la lettera, scritta da Corso, e mi aspettavo di vederla in discussione nella seduta del Consiglio dei regolani».

Ma non è questo che Fontanazzi chiede. «Della ristrutturazione dell'Ospedale di Fiemme si parla da qualche decennio e finalmente sembrava concreta la possibilità di realizzarla, con la fase di progettazione definitiva ed esecutiva completata, un primo finanziamento in bilancio della Provincia e un secondo europeo a tasso pressoché zero».

La stessa Provincia nel 2019, ricorda l'ex vicescario, «aveva approvato un ordine del giorno che confermava la prosecuzione del progetto di ristrutturazione dell'attuale ospedale, in accordo con le esigenze manifestate dal territorio e nel rispetto degli impegni presi con le istituzione locali».

A Fontanazzi, che rivive le tante serate passate a "disegnare" la nuova forma dell'ospedale insieme a Mauro Gilmozzi, ex sindaco e quindi ex assessore provinciale, non va giù che si torni a parlare di delocalizzazione, per di più nell'area del vivaio forestale.«Non mi addentro nelle evidenti incongruenze che il progetto Mak pone rispetto alle scelte e agli impegni presi con le amministrazioni locali - prosegue - né nei problemi di natura ambientale che comporta, ma mi chiedo quel sia la posizione della Magnifica Comunità di Fiemme».

Sì o no al nuovo progetto? Sì o no alla nuova collocazione? Per Fontanazzi, la Magnifica deve esprimersi, sia perché l'ha costruito negli anni Cinquanta, sia per la sua rappresentatività e perché proprietaria dei terreni interessati: «È disposta a cederli, perdendo il Vivaio Forestale che la tempesta Vaia ha dimostrato essere un indispensabile presidio ambientale, oltre che un'area di valenza storica?».

Fontanazzi, ingegnere meccanico, presidente di Fiemme Servizi e direttore tecnico di Eurostandard spa, dubita poi del fatto che una proposta come quella disegnata dalla Mak possa essere portata in Provincia se non gode già di un appoggio politico: «Lavoro per una impresa importante da 40 anni e so come funzionano queste cose - dice il consigliere di Regola -. Nessuna società si sveglia la mattina, fa un progetto così e lo presenta, senza che ci sia dietro una chiara volontà».

Ma, anche se così fosse, potrebbe la Provincia imporre lo spostamento dell'ospedale su terreni della Magnifica, nel caso in cui questa dicesse di no? «Si profilerebbe una battaglia lunga almeno cinque anni», preconizza Giuseppe Fontanazzi. E il pensiero corre alle elezioni provinciali del 2023 e ai tanti voti che potrebbero essere lasciati su quel "vivaio" di battaglia.

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