Dopo 330 anni addio ai francescani di Cavalese: il convento si svuota

di Stefania Povolo

 Nonostante il tempo inclemente, una vera folla ha invaso domenica pomeriggio la magnifica chiesa della Pieve per salutare i fraticelli dell’ordine francescano, che dopo 330 anni di indefesso servizio, lasciano il convento di Cavalese in modo definitivo.

«Voglio ricordare che non è stata una decisione del vescovo, del capitolo provinciale, o di altre istituzioni», ha voluto ricordare il già priore padre Romeo che, pur provato dalla malattia affacciatasi nove mesi fa, non ha potuto mancare al saluto alla sua comunità, ripercorrendo la storia e le vicissitudini del convento voluto dalla Magnifica e dalla comunità tutta, che con umiltà, ha ospitato i poveri e dato sollievo ai tanti ammalati dell’ospedale poco distante: «Il nostro percorso qui a Cavalese è terminato, lasciamo spazio ad altre manifestazioni di vita della comunità, sperando di trovarci presto in altre occasioni».

Un grande applauso ha abbracciato padre Lino, padre Pio, padre Romeo e padre Angelico, non tutti, purtroppo, presenti alla cerimonia officiata dal parroco don Albino Dell’Eva e padre Enzo, dirigente generale dell’Ordine dei francescani di Verona, che con veemenza ha voluto ricordare i principi fondanti di povertà e di umiltà, non solo del «padre Francesco piccolino»”, ma di tutto l’ordine francescano fondato in quel solo apparente periodo oscuro, quale viene dipinto il Medioevo, ma che ha molto da insegnare a questi tempi ben più bui, di egocentrismo e di disimpegno del ventesimo secolo e oltre.

«Con questa piccola cerimonia, vogliamo ringraziare l’operato di quasi quattro secoli di questo ordine, che con impegno ha servito in silenzio la comunità di Fiemme. Ora, vi invito a salvare il piccolo convento che rimane nelle mani della comunità come uno scrigno prezioso, che deve essere tutelato e vissuto» ha raccomandato all’inizio della cerimonia religiosa don Albino Dell’Eva, che ha annunciato il ritorno delle cerimonie eucaristiche e del sacramento della confessione all’interno della chiesa di San Vigilio, in tempi e orari ancora da concordare.

Commozione, al termine della benedizione francescana, anche dal primo cittadino Sergio Finato, che ha consegnato, da parte di tutta la comunità cavalesana, una lettera di benemerenza per il servizio di padre Pio come cappellano dell’Ospedale, e padre Romeo per l’indefesso servizio di cura del convento, oltre che dallo scario Giacomo Boninsegna che, ricordando il rapporto profondo tra il piccolo nucleo di frati e la Magnifica Comunità, ha voluto donare loro una statua in cirmolo con ritratta la montagna del Cimon della Pala: «Il cirmolo, tra i più preziosi legni che il bosco fiemmese può offrire, può ben rappresentare nella sua essenza l’operato francescano presente in tutto il mondo. Un legno resistente anche a quote impervie, ma profumato, pregiato e in grado di seguire l’estro creativo dello scultore, con morbidezza e resilienza».

Al termine del momento di ritrovo della comunità tutta, all’ordine dei francescani è stata donata la raccolta fondi fatta dalla comunità per il convento, che verrà devoluta alle opere missionarie francescane, per proseguire l’attitudine alla cura e alla vicinanza agli ultimi, non solo del loro illustre fondatore ma anche dei piccoli, fulgidi esempi che Cavalese ha potuto conoscere in questi secoli.

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