Spelacchio, adesso c'è chi pensa di tagliarlo a pezzi e di venderlo

L'abete, «star» capitolina, e la nuova vita

Si è capito subito che quell'abete rosso venuto dalla Val di Fiemme non sarebbe passato alla storia per il rigoglio delle sue fronde. Doveva essere il simbolo del Natale nella Capitale e invece per tutti è diventato teneramente - e ironicamente - «Spelacchio», per via di quegli aghi che il peso della gravità terrestre sembrano portarlo tutto su di sé.

Malgrado nome e nomea, e quell'aria triste che lo ha caratterizzato da quando è stato piantato a Piazza Venezia, romani e turisti alla fine gli si sono affezionati, perché la sera, tutto illuminato, riusciva a dare il suo meglio. I più piccoli gli hanno attaccato sul tronco bigliettini con su scritti desideri e messaggi, i più grandi lo hanno fotografato in una serie infinita di selfie che hanno invaso i social di mezzo mondo. Per lui, finite le festività, si parla adesso di una seconda vita.

Il destino di Spelacchio verrà deciso in Campidoglio a partire dalla prossima settimana. E sono diverse e suggestive le ipotesi che circolano sull'abete che sembra triste. C'è chi vorrebbe collocarlo in un'altra parte di Roma, preservandone la funzione di «albero dei desideri», per via appunto dei bigliettini di cui è stato destinatario; chi vorrebbe affidarlo ad un artista per realizzarne una o più installazioni in strade e piazze. Ma c'è anche chi propone di tagliarlo in pezzettini e da mettere in vendita come ricordo; o ancora, c'è l'idea di costruire col suo legno una «casetta per mamme e bambini» in città, dove ad esempio poter allattare. O magari optare per una soluzione che contempli un mix di queste possibilità.

Di certo non è sfuggita agli amministratori capitolini la fama conquistata dall'abete, che si è trasformato in una sorta di nuovo simbolo romano. «Un nuovo Pasquino», l'ha già ribattezzato qualcuno in Comune. Tra le ipotesi circolate anche quella di esporlo in un museo, ma a Palazzo Senatorio bollano come «minoritaria» tale eventualità.

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