Notte in ambulanza per due bambini

di Gigi Zoppello

Può capitare anche questo nella ricca e affollata (turisticamente) Val di Fassa: che per una piccola emergenza pediatrica due bambini piccoli vengano fatti viaggiare su e giù per la valle fino a Trento in piena notte, perché all’ospedale di Cavalese non c’è un pediatra in servizio.
È accaduto l’altra notte, ed è uno dei molti esempi che dimostrano le clamorose carenze del servizio pediatrico nelle Valli dell’Avisio. Ce la racconta direttamente il papà dei due bambini, che vivono in un paese dell’alta Val di Fassa.
 
«Ho tre figli piccoli, e due da qualche giorno non stavano bene per via di una influenza intestinale. L’altra sera ho visto che le condizioni si aggravavano: dopo ore di diarrea i bambini apparivano spossati, apatici, e abbiamo iniziato a preoccuparci. Per questo - racconta il papà - ho chiamato il medico di guardia e ho chiesto cosa fare. Risposta: “In questo momento sono impegnato, andate subito al Pronto Soccorso di Cavalese”».
 
Il papà e la mamma caricano i bambini in macchina e arrivano a Cavalese verso le ore 22. «Siamo stati ricevuti con grande professionalità e sollecitudine. Il medico in servizio ha visitato i bambini, ha messo loro una flebo, ma poi...» La sorpresa: «Ci ha detto che, siccome non era un pediatra, non si prendeva la responsabilità di dimetterli, e quindi avrebbe inviato i bambini all’ospedale Santa Chiara di Trento per un consulto pediatrico».
 
Detto fatto: si organizza il trasporto, con un’autoambulanza, e si parte nella notte verso il capoluogo. «L’equipaggio dell’ambulanza era di tre persone, immagini il costo di muovere tutta questa storia - racconta il padre, che poi spiega l’epilogo: - Comunque siamo arrivati a Trento, dove i bambini sono stati finalmente visitati da un pediatra, il quale ci ha rassicurati: ha detto sostanzialmente che il collega di Cavalese aveva agito bene, che l’unica cosa era fare una flebo, e quindi ci ha rispediti a casa».
Altro giro, altro viaggio nella notte: «Per fortuna - racconta il genitore fassano - l’autoambulanza di Fiemme ci aveva aspettati, e così abbiamo potuto rientrare con loro senza attenderne un’altra disponibile». Risultato: arrivati a casa alle 5 di mattina. 
 
«Mi chiedo - commenta il papà con una certa tristezza - cosa sia costata una nottata così per la sanità trentina, fra medici, equipaggio e ambulanza. Non era più economico avere almeno un pediatra in valle?».
Restano le domande, fra cui una seria: è possibile che in tutta la Val di Fiemme e Fassa, di notte, in piena stagione turistica, non ci sia un pediatra? Perché questa volta l’avventura è finita bene, ma se fosse stato un caso più grave? Probabilmente sarebbe arrivato l’elicottero. Salvo temporali, grandine e fulmini, come l’altra notte.

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