«Sèn Jan», Urzì chiede anche il nome italiano

Si è concentrato sulla denominazione del comune di Sèn Jan di Fassa - Sèn Jan, il dibattito in Prima commissione legislativa regionale, nell’esame del disegno di legge per l’istituzione del nuovo Comune mediante la fusione dei Comuni di Pozza di Fassa e Vigo di Fassa. E tutto è stato rinviato a una nuova seduta, a causa di una serie di emendamenti presentati durante la discussione.
 
Il nuovo Comune dovrebbe essere istituito il 1° gennaio 2018 dopo le deliberazioni dei consigli comunali di Pozza di Fassa e Vigo di Fassa, le domande di avvio del processo di fusione su iniziativa popolare, il voto favorevole della maggioranza degli elettori di Pozza e di Vigo al referendum del 20 novembre 2016 (rispettivamente 81,97% e 80,21%) e i pareri favorevoli al disegno di legge del Consiglio delle autonomie locali e del Consiglio dei comuni della provincia di Bolzano.
 
A porre la questione del nome Sèn Jan di Fassa in una prospettiva più ampia è stato il consigliere regionale Alessandro Urzì (Gruppo Misto), il quale auspica che l’attenzione della politica venga posta al tema delle denominazione dei nuovi comuni, in quanto di rilievo culturale e di ambito regionale: «Ho posto un problema di fondo - spiega Urzì - sulla opportunità di garantire che questa nuova realtà comunale abbia una denominazione che, nello spirito dello statuto di autonomia, riconosca un valore indiscutibile e assoluto alla lingua e cultura ladina (quindi benissimo Sèn Jan) ma che questa non sostituisca e cancelli la denominazione da tutti utilizzata già oggi di San Giovanni. Si è messo Sèn Jan di Fassa pensando che ci debba essere il nome italiano e mi sembra positivo questo concetto di bilinguismo, ma avrei ritenuto logico “San Giovanni di Fassa - Sèn Jan”».
 
«Noi siamo molto sensibili a questa tematica - sottolinea Urzì - perché in Alto Adige questa interpretazione potrebbe portare a delle conseguenze sul piano della tutela dei gruppi linguistici diversi, tedesco e italiano. Bilinguismo è pariteticità. Il problema l’ho posto perché è di rilievo regionale, non riguarda solo il Trentino. È un problema culturale e politico, ritengo che ci debba essere un atto politico, di volontà, che possa anche significare il coinvolgere le amministrazioni comunali».
 
«Se il nome è stato deciso con il referendum - osserva invece il presidente della Prima Commissione, Walter Kaswalder - la decisione è popolare e sarebbe giusto che venisse applicata. Dopo questo passaggio il disegno di legge dovrebbe andare in aula, comunque c’è ancora tempo, dal momento che il nuovo Comune verrà istituito dal 1° gennaio 2018». 

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