Vigo e Pozza, prime prove di fusione

di Francesca Degasper

Martedì sera 28 giugno si è tenuta la prima riunione organizzata dalle amministrazioni di Pozza e Vigo per informare e sentire i cittadini in merito alla fusione.
Una serata - dedicata in particolare ai giovani - alla quale si possono affibbiare i più svariati aggettivi.
Forse accademica, quasi storiografica nei momenti in cui il sindaco di Vigo, Leopoldo Rizzi, si è addentrato nella storia locale facendo uso della lingua italiana e ladina in alternanza. Un viaggio nella storia passato dal 1300 al fascismo, dalla comunità religiosa che si trovava sul sagrato della Pieve di San Giovanni a discorrere di quella che oggi si chiama politica alle leggi e regolamenti di oggi.

Poiché alla serata erano invitati i giovani, forse un approccio più dinamico e vicino al gergo giovanile sarebbe stato più simpatico.
Ci ha provato quindi Giulio Florian, sindaco di Pozza, a parlare di fusione in termini di novità, identità e opportunità.
Il rinnovamento porta a rimettersi in gioco, spendere energie, e le energie si spendono per un miglioramento.
I budget riservati dalla Regione e anche quelli provinciali vanno in direzione di opere sovracomunali, pertanto, visti i trasferimenti provinciali sempre più risicati, importanti stanziamenti per importanti opere si possono ottenere solo percorrendo tale strada.

Resta però il tema spinoso attorno all’identità, perché se da una parte si fa appello alla comunità, dall’altra si continua a ripetere che «ognuno sarà sempre di Pozza, di Vigo, o di Pera». I dati Istat dicono tuttavia che i giovani si dichiarano in primis cittadini europei, e come meglio dimostrare questo, se non mostrandosi entusiasti di una fusione tra due piccole realtà, se non manifestando la critica rispetto a un sistema anacronistico che ancora permette sette campanili per diecimila anime?

Tutto questo, dalla serata, emerge solo in parte. Si auspica un comune unico: «Studio a seicento chilometri da qui. Se nomino il mio paese nessuno lo conosce, se dico invece Fassa, tutti si illuminano», racconta una giovane di Vigo per cercare di dare un orizzonte più ampio. Ma è curioso e sociologicamente rilevante che la prima domanda venuta dalla platea riguardasse la certezza dell’istituzione dell’Asuc di Vigo. Tangibile segno di un certo timore, per cui la gestione del territorio deve venir lasciata ai padroni di esso.

«L’istituzione dell’Asuc di Vigo è prevista in delibera - ha confermato Il sindaco Rizzi - pertanto l’istituzione è garantita».
Eppure la serata era dedicata ai giovani, a coloro che si recano a fare il quarto anno all’estero, a coloro che frequentano l’università nelle città del nord e centro Italia, a coloro che intrattengono relazioni quotidiane con amici e conoscenti in qualsiasia angolo del modo, che mettono «mi piace» per fatti accaduti a chissà chi e chissà dove.
Chi pertanto, se non questi, dovrebbero calarsi nella vita reale e con entusiasmo urlare «mi piace»? Ma la scarsa partecipazione dimostra ancora una volta quanto le giovani generazioni preferiscano il virtuale al reale, forse per disinteresse o forse per sfiducia. Dimentichi che la fusione potrebbe davvero rappresentare un passo verso il miglior utilizzo delle risorse umane e strutturali, dimentichi che appena fuori dai confini di valle o da quelli provinciali il piccolo viene presto mangiato dal grande, che insieme si può essere più forti, che le scelte vincenti sono quelle che mirano all’unione e non alla divisione.

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