Fiemme, ambiente a rischio

Pescatori in subbuglio, dalla val di Fiemme a Lavis, per il peggioramento delle condizioni del torrente Avisio: il deposito di sedimenti nell’alveo è ben visibile, ma a spaventare è il numero crescente di pesci morti o agonizzanti rinvenuti anche a diversi chilometri di distanza dal lago di Pezzè, a Soraga, dove sono in corso le operazioni di svaso per la pulizia periodica del bacino artificiale. I pescatori danno voce al loro sconforto. Particolarmente attiva è l’associazione pescatori Castello di Fiemme che continua a postare i suoi reportage su Facebook, mentre la petizione lanciata da Luca De Manincor, di Tesero, ha superato le 600 firme, e verrà proposta dall’Associazione pescatori dilettanti val di Fiemme in occasione della «giornata senz’auto», il 5 giugno prossimo, per sensibilizzare la popolazione su un problema che doveva essere affrontato da tempo. «Un disastro - dicono i pescatori - in tanti anni mai vista una cosa del genere».

«Il limo si sta depositando sugli argini del torrente e stiamo trovando pesci morti in tutta l’asta dell’Avisio, anche nella parte bassa, a 20 chilometri dallo svaso, fino nel lago di Stramentizzo - conferma Nicola Zanon, vicepresidente dei pescatori di Fiemme -. E se troviamo pesci adulti morti vuol dire che tutta la riproduzione attuale del torrente è compromessa, e con essa tutto il lavoro fatto dalle associazioni pescatori per la riproduzione della trota marmorata (avannotti rilasciati negli anni precedenti) che, lo ricordo, è una specie pregiata tuelata dalla Comunità Europea e dai piani specifici della Provincia autonoma di Trento».

Le associazioni chiedono agli organi preposti, in particolare il servizio forestale provinciale, di provvedere alla raccolta dei dati, anche fotografici, dei danni evidenti che si stanno manifestando, dal fango depositato alla moria di pesci, ma soprattutto corredati da esami tecnici. Inoltre, auspicano che Hydro Dolomiti Energia, dopo aver già accolto la richiesta di un rilascio direttamente in alveo a valle delle diga della portata originaria, allo scopo di ripulire almeno in parte il limo depositato, conceda il rilascio per un numero di giorni adeguato alla situazione che si è venuta a creare.

Infine, la richiesta fondamentale. «Scopo della petizione e dell’attività che, come associazioni del territorio, intendiamo mettere in atto è di riuscire ad ottenere l’inserimento nelle prossime concessioni (in scadenza nel 2020) di sistemi alternativi di svaso - sintetizza Zanon -; se non verranno previste nei disciplinari modalità diverse tutto che quello che viene fatto per la salvaguardia del contesto ittico e dell’ambiente in generale sarà vano». Zanon cita come esempi di metodologie già sperimentate in vari Paesi della comunità europea, l’obbligo per le aziende di produzione di energia di dotarsi di desabbiatori o sistemi di dragaggio per evitare il deposito del limo.

Dal canto suo Hydro Dolomiti Energia replica «che si tratta di una situazione straordinaria ma prevista, e assolutamente temporanea: la conclusione dell’intervento, a fine settimana, lascerà spazio per un ritorno alla normalità».

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