Don Erminio Vanzetta, il prete prestato al Soccorso alpino

«Il più difficile è consolare i parenti dei morti»

di Federica Giobbe

Si chiama don Erminio Vanzetta ed oltre ad essere un alpinista, scalatore e il parroco della Comunità di Vigo di Fassa, per più di 50 anni ha prestato servizio nel Soccorso Alpino Trentino. Nei ricordi del prete - scalatore, i 52 caduti che ha solo potuto benedire, ma anche le tante vite tratte in salvo. Classe 1933, 82 anni portati splendidamente, in inverno scia di fondo lungo la pista della marcialonga e va in montagna da solo, perché ad ottant'anni, dice lui, non è giusto «farsi sopportare» da giovani scalatori, più agili e veloci. Dopo esser stato ordinato sacerdote a Gardolo nel 1958, nell'ottobre del 1962 diviene cappellano di Vigo di Fassa. «Un anno dopo, nel 1963, Erminio Dezulian di Pian Trevisan a Canazei venne a trovare in canonica il mio parroco, il decano monsignor Fortunato Rossi, chiedendogli se poteva indirizzarmi quale cappellano, per fare il corso di guida alpina ed entrare nel soccorso alpino, perché secondo lui sarebbe stato prezioso un prete in certe occasioni, per assicurare un'indispensabile presenza ed un conforto umano e religioso alle tante vittime della montagna ed ai loro famigliari».

Così, dopo diversi anni di studi e preparazione alpinistica, nel 1972, dopo esser stato spostato parroco a Tonadico, in Primiero, don Erminio entra a far parte della squadra del Soccorso Alpino locale e nel 1975 riceve l'incarico di Capostazione di Primiero dove rimase fino al 1989. «Da uomo e da prete posso dire di aver sempre cercato di onorare la mia qualifica di soccorritore alpino, del quale sono ancora membro» racconta. «Uno dei compiti più difficili per me non era tanto soccorrere, ma è sempre stato l'avvicinare e consolare i parenti delle vittime. Mentre il salvataggio e recupero dei feriti, come oggi, era premiato dalla riconoscenza dei congiunti, non era così per il recupero dei corpi senza più vita degli scalatori in quota. Questo perché i congiunti, colpiti dalla perdita tragica di un loro caro, inconsciamente cercano di rimuovere da sé tutto il mondo della montagna; colpevole, secondo loro, di averli privati della persona che amavano. Ed in questo mondo di montagna c'è il soccorritore, che rischia anche lui la vita per salvare il prossimo, ma che spesso non viene capito. Ancora adesso mi chiamano per dare l'estrema unzione, quando possibile, alle vittime della montagna ed ancora oggi, dopo tutti questi anni, il richiamo dell'elicottero della Provincia che sorvola i cieli di Fassa mi regala emozioni e brividi che mai dimentico».

Nella sua vita Don Erminio Vanzetta ha ricevuto molte attestazioni, ma quella che ricorda con più gioia è quella assegnatagli nel maggio del 1978 da Sandro Prada, presidente del Sodalizio Internazionale di Spiritualità Alpina, che gli ha conferito la medaglia al valore ed il diploma di membro di diritto dell'«Ordine del Cardo»; un ordine cavalleresco di origine scozzese che premia e riconosce i gesti più significativi di umana solidarietà compiuti in montagna, sia in Italia che all'estero nel mondo della Spiritualità, con questa motivazione: « Questa medaglia non si compra e non si vende. Si merita».

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