Violenze sugli anziani ma tornano al lavoro

Non è facile accettare l’idea che i propri familiari anziani, ospiti della casa di riposo, possano essere stati sottoposti a violenze e insulti da parte di operatori. Non è facile accettare che poi della cosa si occupino la magistratura e le forze dell’ordine. Ma accettare che gli stessi operatori indagati - contro i quali sono emerse prove di inaudita crudezza anche grazie a telecamere nascoste - tornino poi a lavorare al loro posto, nella stessa casa di riposo, è davvero inaccettabile

tribunaleVIGO DI FASSA - Non è facile accettare l’idea che i propri familiari anziani, ospiti della casa di riposo, possano essere stati sottoposti a violenze e insulti da parte di operatori. Non è facile accettare che poi della cosa si occupino la magistratura e le forze dell’ordine. Ma accettare che gli stessi operatori indagati - contro i quali sono emerse prove di inaudita crudezza anche grazie a telecamere nascoste - tornino poi a lavorare al loro posto, nella stessa casa di riposo, è davvero inaccettabile.


Lo hanno scritto alcuni parenti degli anziani ospiti della «Ciasa de Paussa» di Vigo di Fassa in una lettera arrivata in redazione ieri: «Abbiamo letto sul vosto giornale gli articoli riguardanti i maltrattamenti degli anziani nella casa di riposo. Ebbene questi  operatori indagati sono rientrati a lavorare nella stessa casa di riposo. È vergognoso. Non hanno coscienza? Dove è la giustizia? Quei poveri anziani sono stati maltrattati e umiliati e questi operatori lavorano ancora li. Siamo indignati. Questi operatori forse non sanno cosa significa essere malati, avere una patologia. Ogni malato ha bisogno di rispetto e di umanità, oltre alle terapie».


Ma davvero gli operatori sono tornati al loro posto? Abbiamo raggiunto, dopo molte telefonate, il dottor Guido Piazza, commissario della Casa di Riposo di Vigo dopo le recenti, disgustose vicende. Il quale è abbottonato. Le sue testuali parole: «Non voglio dire niente, il momento è delicato. Ci sono delle indagini in corso e delle leggi da rispettare. Devono lasciarci lavorare in pace. Quando ci saranno dei provvedimenti da parte della Magistratura, vedremo il da farsi. Intanto bisogna rispettare il contratto collettivo provinciale di lavoro. Non ho altro da aggiungere».


Che vuol dire? Semplicemente significa che questi lavoratori, indagati ma lungi dall’essere stati condannati neanche in primo grado di giudizio, hanno tutto il diritto di tornare al lavoro nell’azienda di servizi alla persona.

 

Si tratta di tre gli operatori socio sanitari dipendenti della casa di riposo, ai quali il pm Pasquale Profiti aveva notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari e che poi erano stati sentiti dal gup. A tutti viene contestato il reato di maltrattamenti. Si tratta di Fabio Salvatore Macheda, originario di Crotone di 31 anni, Giuseppe Iacopinelli, 28 anni di Licata e Carmine Francesco Moccia, 46 anni di Benevento.

 

L’inchiesta era nata la scorsa primavera quando un altro dipendente, aveva segnalato modi bruschi e violenti che alcuni colleghi utilizzavano con gli anziani ricoverati. Persone problematiche, alcune con problemi psichici, altre gravemente malate. In particolare l’attenzione era stata puntata su due malati, uno di 91 anni, poi deceduto per motivi estranieri alla vicenda, e uno di 70, e allora sei operatori erano stati iscritti nel registro degli indagati dopo che la Squadra mobile di Trento aveva
installato delle telecamere all’interno della struttura riprendendo l’attività del personale per quaranta giorni e quaranta notti.

 

Quelle immagini e le registrazioni audio delle conversazioni tra gli anziani e gli operatori sono state  la principale, ma non l’unica, fonte di prova. La procura ha contestato ai tre indagati gli episodi ripresi dalle telecamere e parla di «violenze fisiche, molestie, derisioni, provocazioni, comportamenti bruschi, totale assenza di umanità di approccio al degente e nella cura della persona».


La lettura dell’elenco degli episodi contestati è un pugno allo stomaco. Indipendentemente dai carichi di lavoro, dalle difficoltà di approcciarsi a persone problematiche e malate, della pesantezza dal punto di vista psicologico del lavoro, l’inchiesta offre uno spaccato di mancanza di umanità nei confronti di questi anziani che impotenti subiscono passivamente tutto ciò che viene fatto loro.

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