Mauro Tarter, il ladino allenatore anche in Iran

La Val di Fassa a volte nasconde «perle inaspettate». È il caso di Mauro Tarter, ladino di nascita, ma cittadino del mondo per vocazione. Italia, Nord Europa, Nuova Zelanda, Australia, Giappone, Argentina, Brasile, Iran e oggi Val di Fassa: sono solo alcune delle mete toccate da questo giovane pieno di risorse ed inventiva, due qualità che lo hanno portato ad essere sportivo di successo, allenatore della nazionale di snowboard iraniana

La Val di Fassa a volte nasconde «perle inaspettate. È il caso di Mauro Tarter, ladino di nascita, ma cittadino del mondo per vocazione. Italia, Nord Europa, Nuova Zelanda, Australia, Giappone, Argentina, Brasile, Iran e oggi Val di Fassa: sono solo alcune delle mete toccate da questo giovane pieno di risorse ed inventiva, due qualità che lo hanno portato ad essere sportivo di successo, allenatore della nazionale di snowboard iraniana, pr ed animatore di locali notturni, consulente marketing di numerose aziende, nonché speaker e traduttore (conosce sei lingue) per diverse manifestazioni sportive.
Ma come nasce «Ninja»(nome con il quale è conosciuto)? Laureatosi in marketing con una tesi sull'«Entraitment dei luoghi dello Loisir Jir» (incentrando la sua ricerca sullo studio di eventi culturali ed artistici), è divenuto un «event writer» incontrando diverse personalità che lo hanno forgiato nella luce della sua creatività più ampia.
 

In questo suo percorso sono stati fondamentali alcuni incontri che hai fatto. Quali?
Gli incontri più importanti direi che sono stati proprio le persone che mi hanno migliorato prima di tutto come essere umano, e i luoghi e le avventure che mi hanno fatto capire quale era il mio di luogo nel mondo...
 

Cosa accomuna le sue due passioni sportive primarie: lo snowboard e la mountain bike?
L'allenamento, la preparazione atletica e la pratica sono essenziali in sport estremi come lo snowboard in freeride e la mountain bike, ma dipende anche se riesci a parlare con la tua paura e a far emergere il tuo istinto, sapendo sempre che ci sono gli imprevisti che non puoi controllare. Devi vedere e sentire la neve come la terra sotto di te. Lo snowboard per me è stato la rottura dagli schemi, perché è una disciplina che riesce a darti il senso della fluidità e la libertà di movimento, soprattutto quando puoi condividerla con altri, e questo stare insieme senza competitività per me è fondamentale. Nel lecito di entrambe le discipline, lo snowboard fatto in piste non battute e la mountain bike (scoperta grazie al mio compagno di viaggio Roberto Bergantin) hanno in sé il rispetto per la montagna e la bellezza per il gioco e la fantasia, che non devono mai venire meno.
 

Lei è stato allenatore della nazionale iraniana di snowboard. Un'esperienza particolare?
Ho avuto la fortuna di visitare posti incredibili come l'Iran, dove ho  trovato persone che mi hanno aperto alla loro cultura e la loro dimora, in un paese dove comunque non è facile aprirsi al prossimo per motivi sociali. Questo viaggio in una terra millenaria mi ha portato ad essere più accondiscendente verso quello che non si conosce e verso ciò che è «diverso», e se dovessi sceglie un domani un posto dove andare a vivere, sceglierei proprio l'Iran oppure il Giappone. Mi spiace solo che a volte ci siano dei preconcetti verso certe culture.
 

È sempre riuscito ad interpretare ruoli e mansioni differenti mettendoti sempre in gioco. Ma com'è Mauro oggi?
Ho appena terminato un periodo importante come responsabile di marketing di un bike park e le mie collaborazioni come maestro presso le Scuole di sci e snowboarder «Prada2000» di Selva in Valgardena e «Mountain Life» di Campitello dove ho incontrato colleghi molto rispettosi e professionali; d'estate faccio la guida di mountain bike e, a volte, offro consulenze di visual merchandising e marketing.

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