Carnia, «grazia agli alpini che rifiutarono l'attacco suicida»

C'è un piccolo cippo in pietra con una targa in ottone, quattro nomi e il Tricolore, poco dietro al cimitero di un piccolo borgo della Carnia, Cercivento, in provincia di Udine, a pochi passi dall'Austria. È un monumento singolare perché è stato dedicato a quattro persone formalmente «disonorevoli»: soldati che si rivoltarono contro il capo della loro compagnia, la 109esima Alpina, e contro l'ordine di un assalto frontale al nemico austriaco.

Per questo, in 80 vennero mandati davanti a un tribunale straordinario di guerra e processati con l'accusa di "rivolta in presenza del nemico" nell'unica sala sufficientemente ampia da contenerli: la chiesa del paese.

In una notte, dal 30 giugno al primo luglio 1916, quattro furono condannati a morte perché reputati i capi della rivolta: il caporal maggiore Silvio Gaetano Ortis, 25 anni, di Paluzza - il paese confinante - i caporali Basilio Matiz, 22 anni, di Timau, e Giovan Battista Corradazzi, 27 anni, di Forni di Sopra, e il soldato Angelo Massaro, 28 anni, di Maniago.

La vicenda è passata alla storia come la «Decimazione di Cercivento».

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