Torbole celebra il broccolo, centomila piante sul lago

di Elena Piva

Scrivere che l’ottava edizione de «La festa del broccolo di Torbole» è stata un successo è riduttivo: a fatica si distingueva il porticciolo gremito di partecipanti.

Sabato, i volontari del gruppo Alpini, dell’associazione «Galeeando» e di «Sbigolada», hanno distribuito 870 pasti e venduto 830 broccoli.

«Speravo fosse così - ha detto Francesco Mandelli, consigliere e volontario - non avrei mai immaginato però di vedere tante persone in fila dalle 11.30».

Un’organizzazione molto curata ha permesso di servire con rapidità i presenti, rendendo scorrevole la lunga coda visibile dalla statale. Numerosi i commenti positivi dei commensali, soddisfatti dell’accoglienza e dal menù: 200 chili di broccolo nell’orzotto e 1.400 crostoni con patè di broccolo, realizzato con le foglie di questo «figlio del vento».

È stato possibile recuperare le ricette dello chef Graziano Pedrazzoli del «Piccolo Mondo» e assaggiare la crostata dello chef Marcello Franceschi del «Forte Alto». 

«Il professor Fulvio Mattivi dell’Università di Trento - ha riferito il vicesindaco Luigi Masato - ha confermato il primato del broccolo di Torbole rispetto ad altre zone d’Italia, grazie alle sue proprietà antiossidanti. In attesa del confronto con quello di Custoza, pare che il broccolo nostrano sia il più ricco di principi attivi che, se attivati da determinati fermenti attraverso tecniche di ingegneria genetica, possono uccidere le cellule tumorali che colpiscono il colon-retto». Dallo studio con l’istituto «Edmund Mach» di San Michele all’Adige, la cottura a vapore è risultata essere la migliore.

«Per ottenere un prodotto sano - ha commentato Giorgio Planchestainer, presidente dell’Agraria di Riva e dell’Associazione produttori broccoli di Torbole - garantiamo la coltivazione con prodotti biologici e terreni sterili nella zona di Linfano e Torbole. Come associazione, abbiamo portato l’attenzione sulle caratteristiche proprie del broccolo. Grazie al lavoro di Aldo Rosà, Luca Rigatti, Ivan Ghezzi e Matteo Briosi, ora abbiamo più di 100.000 piante».

Presente anche il gruppo «SalviamoArco», che auspica il sostegno della popolazione per «salvare Linfano e le specie protette, preservare il paesaggio e fermare la variante proposta dal comune di Arco, che vorrebbe rendere edificabile l’area».

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