Il dietrofront di Laura Boldrini, niente «Battaglia di Bezzecca»

di Paola Malcotti

L’«Obbedisco» sì, Laura Boldrini no. Dopo che nelle settimane scorse la presidente della Camera dei deputati aveva accolto l’invito a presenziare alle celebrazioni ufficiali per il 150° anniversario della battaglia di Bezzecca, in questi giorni la disponibilità di quella che avrebbe dovuto essere la carica istituzionale più alta a fare il suo arrivo in valle è stata rettificata e la proposta ledrense declinata.

Ad un solo mese dall’avvio dei festeggiamenti, l’unica conferma che darà lustro all’importante anniversario pare dunque essere finora solo la concessione da parte dell’Archivio di Stato di Torino del telegramma con il celebre «Obbedisco» redatto da Giuseppe Garibaldi il 10 agosto 1866, in risposta all’ordine di sgombero del Trentino del Generale La Marmora, che a breve farà il suo ritorno in valle per esser conservato - fino a settembre - in una teca asettica del Museo garibaldino di via Lungassat, dove la sistemazione della collezione attualmente contenuta verrà rivista con lo spostamento provvisorio di alcuni cimeli negli spazi dell’ex cinema don Bosco.

Oltre al dietrofront di Laura Boldrini, nemmeno l’invito al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella - formalizzato ancora in febbraio con firma congiunta dell’assessore provinciale alla cultura Tiziano Mellarini e del sindaco di Ledro Renato Girardi - era riuscito ad andare a buon fine.
Stessa cosa per la fanfara in armi di Bersaglieri o Carabinieri, e per le Frecce Tricolori.

Confermato invece dovrebbe rimanere l’arrivo di Anita Garibaldi, pronipote del Generale, già più volte presente in valle in occasione delle annuali celebrazione del 21 luglio, così come la realizzazione di spettacoli teatrali, convegni storici, presentazioni di libri, letture animate, laboratori creativi, giochi di luce e colori, rievocazioni storiche, picchetti d’onore. Punto di domanda infine per quanto riguarda l’ex municipio di Bezzecca, che con il tempo l’amministrazione comunale vorrebbe destinare a nuova e definitiva sede del Museo garibaldino: il trasferimento delle collezioni da via Lungassat comporterebbe però non solo il trasloco degli uffici tecnici ora ospitati nello storico immobile, ma anche l’avvio di lavori di adattamento, per i quali era stato chiesto l’intervento economico della Provincia, finora senza risposta.

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