A Bolzano e altri 10 comuni scatta la zona rossa Si chiudono anche le scuole

Undici comuni, compreso Bolzano, sono stati dichiarati "zona rossa" dalla giunta provinciale altoatesina che ha adottato per essi misure più restrittive rispetto al resto del territorio provinciale.

I comuni interessati, oltre al capoluogo, sono Vadena, Braies, Velturno, Villabassa, Meltina, Vipiteno, Egna, Nova Levante, Ponte Gardena e Nalles.

I dati relativi alla diffusione del contagio, ha spiegato il presidente della Provincia, Arno Kompatscher, "fanno passare questi comuni dal 'rischio elevato' al 'rischio molto elevato'".

Oltre alle misure adottate con l'ultima ordinanza provinciale, negli undici comuni, con un'ulteriore ordinanza che entrerà in vigore il 5 novembre, per due settimane, si passerà alla didattica a distanza nelle scuole di ogni ordine e grado, verranno chiuse le scuole d'infanzia e gli asili, chiuderanno anche i serivizi alla persona, come parrucchieri ed estetisti.

Inoltre, si potrà entrare ed uscire da questi comuni solo per comprovati motivi di lavoro o di salute.

La novità non ha mancato di suscitare contrarietà, mentre proprio oggi a Bolzano sono tornati in piazza i rappresentanti del commercio, per chiedere misure alternative alle chiusure tout-court, previste dall'ordinanza annunciata ieri e in vigore da domani.

«Non accettiamo assolutamente ha chiusura del commercio al dettaglio. Anche in quest’epoca di coronavirus, fare shopping in Alto Adige è sempre stato sicuro.
Il commercio non è in alcun modo un Hotspot», afferma il presidente dell’Unione commercio turismo servizi Alto Adige, Philipp Moser, in reazione alla nuova ordinanza urgente del presidente della giunta provinciale di Bolzano.
«Invece di ringraziare di tutto cuore i molti commercianti e i loro collaboratori, per essersi impegnati a far sì che fosse possibile acquistare in tutta sicurezza e accogliere i clienti con assistenza personalizzata, consulenze e cordialità, nonostante la distanza sociale, si decide ora di punirli», osserva Moser.
«Non si tratta di chiedere compensazioni finanziarie anche per il commercio, così da sostenerlo. Il commercio deve poter continuare a lavorare», conclude Moser, chiarendo che «l’Unione si riserva di intraprendere ulteriori passi».

 

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