Stelvio, ecco le «zone speciali di conservazione»

Si è conclusa la conversione delle ultime cinque zone del Parco dello Stelvio da "siti di importanza comunitaria" in "zone speciali di conservazione".

Il progetto di trasformazione delle aree Natura 2000 da "siti di importanza comunitaria" a "zone speciali di conservazione" era già partito il 14 giugno con il via libera della giunta provinciale bolzanina alle prime 35 aree, e la decisione odierna completa l'operazione con gli ultimi 5 siti che ricadono all'interno della parte altoatesina del Parco nazionale dello Stelvio.

Il tutto parte dalla direttiva europea su flora e fauna del maggio 1992: gli Stati membri sono infatti obbligati a designare e successivamente trasformare, in merito alla protezione delle specie e degli habitat, le aree protette e tutelate da Natura 2000. In Alto Adige sono state identificate 40 aree per un totale di 150.000 ettari di superficie, pari a circa il 20% della superficie del territorio. La direttiva prevede la conversione entro sei anni delle "aree di importanza comunitaria" in "zone di protezione speciale", la tempistica non è stata rispettata dall'Italia e ciò ha comportato l'apertura di una procedura d'infrazione da parte della Commissione europea nel 2015.

"Con la decisione odierna della Giunta provinciale vengono soddisfate quindi tutte le richieste dell'Ue", commenta l'assessore Richard Theiner, il quale nel corso di una riunione avvenuta una settimana fa, aveva informato i sindaci delle aree coinvolte in Val Venosta. I documenti sono consultabili in rete da oggi e per la durata di 30 giorni, durante questo periodo tutte le comunità interessate - e non solo - potranno visionarli e indicare suggerimenti o commenti. "Grazie alla tempestiva attuazione della direttiva Ue, siamo in grado anche di evitare conseguenze legali come sanzioni o riduzioni dei contributi", ha detto Theiner, che ha inoltre ricordato che esistono misure di finanziamento, di sviluppo e di conservazione per quanto riguarda la conversione di queste aree. Le proposte, che si rifanno al piani dei singoli parchi, sono state elaborate dagli uffici del Dipartimento provinciale natura, paesaggio e sviluppo del territorio. 

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