Autunno senza castagne. Produzione «devastata»

Un autunno «nero», senza uno dei simboli della stagione. Sarà misero il raccolto delle castagne in Trentino: l'allarme arriva dai coltivatori dell'Altopiano di Brentonico, che stanno organizzando la tradizionale festa dei marroni. L'appuntamento è stato confermato, ma non saranno vendute caldarroste «fresche». A causa della pioggia estiva, la produzione sarà inferiore al 5% dello standard

di Laura Galassi

castagneBRENTONICO - Un altro anno terribile, un altro autunno senza castagne da mangiare davanti al fuoco scoppiettante. I coltivatori dell'Altopiano di Brentonico, alla vigilia della festa dei marroni, devono fare i conti con un raccolto paurosamente misero che li costringerà a rinunciare alla vendita di frutti freschi. 
A scanso di equivoci, la manifestazione in programma a Castione il week-end del 25 e 26 ottobre, non è assolutamente a rischio: le caldarroste verranno regolarmente distribuite sotto il tendone, dopo essere state cotte sulle  fornèle  dai volontari. Ciò che mancherà saranno le retine di castagne prodotte sulle pendici del Baldo, sia durante la festa sia tra gli scaffali della grande distribuzione.
I dati sulla castanicoltura trentina quest'anno sono leggermente migliori rispetto al 2013, ma si rimane sempre nell'ambito della catastrofe. In tutto il Trentino si è riusciti a racimolare il 5% della produzione standard, che si aggira attorno ai 1.500 quintali. L'Altopiano di Brentonico produce un terzo delle castagne trentine, ma quest'autunno i produttori di Castione, Crosano e Besagno si sono dovuti accontentare di circa 25 quintali, una quantità minima rispetto ai 500 che potenzialmente potrebbero arrivare dagli alberi sparsi sui 70 ettari di castagneti.
Una storia, quella delle castagne, che già l'anno scorso aveva assunto i toni della tragedia, con una produzione pari a zero. Per quest'autunno le aspettative dei coltivatori erano più rosee, perché le piante si stavano riprendendo dall'attacco della vespa galligena, combattuta con l'ausilio di un insetto antagonista. La pioggia e le basse temperature estive, però, hanno impedito il completamento del riccio. Il risultato sono poche castagne e, in alcune zone, di piccole dimensioni.
«I castanicoltori hanno fatto tutto il possibile. Si sono presi cura dei loro appezzamenti, hanno fatto la potatura, lo sfalcio, ma non è servito. Anche quest'anno non avranno guadagni», spiega Fulvio Viesi, presidente dell'Associazione tutela marroni di Castione e vicepresidente nazionale delle Città del castagno.
Nelle scorse settimane i marroni «superstiti» sono stati immagazzinati. Il prodotto verrà venduto l'ultima settimana di ottobre, ma anche alla fiera di Santa Caterina a Rovereto. Nei supermercati lagarini, invece, non ci saranno le retine a chilometro zero, perché il raccolto magrissimo non lascia spazio alla vendita del frutto. «A livello nazionale stiamo trattando affinché le castagne vengano riconosciute a livello europeo come "frutta a guscio" e, in quanto tale, dia diritto ad aiuti economici», aggiunge Viesi, che non nega come la castanicoltura, messa a dura prova da patologie e maltempo, sia in ginocchio.
«La coltivazione del castagno non è solo una pratica agricola, ma una forma di tutela del territorio. La pulizia, la potatura, gli innesti, pratiche quotidiane per gli agricoltori, contribuiscono a mantenere intatto l'ambiente. Solo che senza introiti, nel resto d'Italia, si rischiano fallimenti», conclude con amarezza il presidente dell'associazione di Castione.

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