Strigno, una diffida contro il pub «fracassone»

Si è dato da fare con la tipica imprenditorialità veneta a Strigno rilevando lo storico «Albergo Nazionale», rivoltandolo come un calzino e mettendoci dentro il magnetismo di quel divertimento definito da qualcuno «fracassone» (che porta clienti). Così «fastidioso» e «insopportabile» nei paesini sonnacchiosi della Valsugana e che gli è valsa (meglio costata) la visita, nella sera di Halloween, dei carabinieri, della finanza e della polizia municipale a seguito della denuncia di un privato

di Nicoletta Brandalise

Si è dato da fare con la tipica imprenditorialità veneta a Strigno rilevando lo storico «Albergo Nazionale», rivoltandolo come un calzino e mettendoci dentro il magnetismo di quel divertimento definito da qualcuno «fracassone» (che porta clienti). Così «fastidioso» e «insopportabile» nei paesini sonnacchiosi della Valsugana e che gli è valsa (meglio costata) la visita, nella sera di Halloween, dei carabinieri, della finanza e della polizia municipale a seguito della denuncia di un privato.

 

 

Una task force tutta per  Igor Orso  veneto, «ciòdo autentico» bassanese d'origine, dice di sé. Che ha girato il mondo facendo il disck jockey, lo skipper e l'istruttore nella scuola italiana di quad. Poi il mappamondo gira fermandosi proprio sulla propaggine orientale della Valsugana. «Mai sentito prima il nome di Strigno», argomenta. Su suggerimento di un amico e dopo approfondite ricerche commerciali decide di riaprire prima il bar e il ristorante dell'antico albergo, (a gennaio dello scorso anno), e di adattare la sala polifunzionale a pub appena otto mesi dopo. Che brutta parola! Pub e magari con il complessino, il karaoke e la tombola fino a mezzanotte? Non se ne parla. Anzi, non se ne deve parlare e non se ne può proprio più. Fioccano le lamentele. «Su quaranta famiglie che abitano vicino a me, solo una ha protestato», s'infervora Orso, «Mi hanno persino convocato in Comune». Il sindaco  Claudio Tomaselli , preso atto della protesta, l'ha diffidato e invitato «a rientrare» nei parametri di legge entro trenta giorni. Altrimenti si ritocca l'orario di chiusura e scatta il divieto della musica. Viene anche l'Appa. «Abbiamo sforato di 7 decibel per la musica - precisa Orso - e per gli schiamazzi notturni di 24 decibel. A dicembre abbiamo foderato tutti i vani finestre con materiale isolante da 30 centimetri di spessore e dotato il locale di pannelli fono-assorbenti. Via musica dal vivo e anche karaoke per ora. Ma per gli schiamazzi quelli no, io non sono la badante di chi fa casino fuori dal mio locale». Poi la battuta bonaria, ma mica tanto: «Sono ‘talian con dipendenti rumeni, capirete bene - e aggiunge - peccato perché la zona anche se non è turistica ha un sacco di potenzialità. In Veneto cento prima di me stanno facendo quello che sto provando a fare io qui ma con molte più soddisfazioni e meno grattacapi. Insomma la "movida" in Trentino è come la strega per l'Inquisizione: va messa al rogo comunque». «Tutti i nostri clienti dovranno andare altrove - continua piccato - la Siae non prenderà più la provvigione e i nostri dipendenti (cinque) che riceveranno a breve il licenziamento ringrazieranno chi ha fatto la segnalazione. Ho rilanciato il locale creando fatturato e  lavoro e, come ringraziamento, mi hanno messo un divieto di sosta lungo 30 metri». Igor Orso potrebbe chiudere. Ma chi ce lo vede questo imprenditore cocciuto alzare bandiera bianca?

comments powered by Disqus