La Corte europea: bloccare i siti pirata

BRUXELLES - S’inasprisce ancora la lotta ai siti pirata che offrono illegalmente film, video o musica protetti da copyright. La battaglia lanciata dall’industria culturale supera ormai i confini delle legislazioni nazionali, legittimata ora da una sentenza della Corte di giustizia Ue che ha stabilito che un provider è tenuto a bloccare l’accesso ai propri abbonati a un qualunque sito che violi le norme sul diritto d’autore.

BRUXELLES - S’inasprisce ancora la lotta ai siti pirata che offrono illegalmente film, video o musica protetti da copyright. La battaglia lanciata dall’industria culturale supera ormai i confini delle legislazioni nazionali, legittimata ora da una sentenza della Corte di giustizia Ue che ha stabilito che un provider è tenuto a bloccare l’accesso ai propri abbonati a un qualunque sito che violi le norme sul diritto d’autore. Le misure, però, devono restare proporzionate tutelando allo stesso tempo il copyright e la libertà degli internauti.
I giudici europei sono stati chiamati a sciogliere il nodo dalla Corte suprema dell’Austria, che si è trovata tra le mani un caso spinoso quanto comune. Il fornitore d’accesso internet via cavo austriaco UPC Telekabel Wien si è visto intimare dai magistrati nazionali di bloccare l’accesso ai suoi utenti al sito kino.to, dove si potevano vedere in streaming o scaricare illegalmente gli episodi della serie «Vicky il Vichingo», i film «Pandorum» e «Il nastro bianco».
Le società che ne detengono i diritti, rispettivamente la Constantin Film e la Wega, hanno fatto causa, dato che il materiale audiovisivo veniva reso disponibile online senza il loro consenso né il pagamento delle «royalties». Il provider si è allora rifiutato di bloccare l’accesso a kino.to, ritenendosi non responsabile né per i contenuti online su un sito terzo con cui non ci sono accordi commerciali, né del comportamento dei propri abbonati.
Con la sentenza odierna, già anticipata dalle conclusioni dell’Avvocatura generale Ue lo scorso novembre, la Corte di Lussemburgo ha stabilito invece che «non è necessario» perché un fornitore d’accesso a internet sia tenuto a bloccare l’accesso né un «rapporto particolare» tra il sito pirata e il provider (che di fatto diventa intermediario), né dimostrare che gli abbonati scarichino effettivamente i film. La direttiva Ue a tutela del diritto d’autore ha infatti come obiettivo non solo fare cessare una violazione del copyright ma anche evitarla a priori.
Spetta però al provider decidere quali misure adottare, mediando tra i diritti degli utenti che devono poter essere liberi di navigare su internet e quelli d’autore, che devono essere per quanto possibile (preservando così la libertà d’impresa del provider) garantiti.
La decisione della Corte Ue cade proprio a qualche giorno dall’entrata in vigore delle nuove norme anti-pirateria dell’Agcom italiana, e segue la linea delle misure già prese in Gran Bretagna, dove lo scorso ottobre è stato bloccato l’accesso a oltre un ventina di siti «pirata». (ANSA)

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