Zanzara coreana,  prima segnalazione

Simile per abitudini alla ormai nota zanzara tigre (punge anche di giorno) è più resistente al freddo. Dal momento che può trasmettere patogeni all'uomo e agli animali, è anch'essa «sotto la lente» del Gruppo di ricerca di ecologia animale guidato da Annapaola Rizzoli , che comprende una ventina fra ricercatori e dottorandi

di Fabrizio Torchio

zanzara.jpgSAN MICHELE - Segnalata da qualche tempo in provincia di Belluno, la zanzara coreana ( Aedes koreicus ) si è affacciata anche al Trentino. I ricercatori del Dipartimento biodiversità ed ecologia molecolare della Fondazione Mach l'hanno trovata un paio di settimane fa, in una zona vicina al confine con il Veneto. Simile per abitudini alla ormai nota zanzara tigre (punge anche di giorno) è più resistente al freddo. Dal momento che può trasmettere patogeni all'uomo e agli animali, è anch'essa «sotto la lente» del Gruppo di ricerca di ecologia animale guidato da Annapaola Rizzoli , che comprende una ventina fra ricercatori e dottorandi.
Ormai non sono più rare e così, sull'arrivo delle cosiddette «specie invasive aliene», comprese quelle che interessano l'agricoltura come la Drosophila suzukii , c'è un progetto finanziato dalla Provincia al quale la Fondazione Mach lavora con Fbk, Università di Trento, Istituto zooprofilattico delle Venezie e Università Bocconi. «Riguarda sia i vettori, sia gli ospiti e i patogeni», spiega Rizzoli, che lo coordina. «L'obiettivo è mettere a punto un sistema di sorveglianza di tutte queste specie di interesse sanitario, per individuare delle strategie di controllo e fornire delle indicazioni. Nel comitato scientifico vi sono i maggiori esperti europei sul controllo delle zanzare, compreso un californiano». Un sito web è in fase di preparazione.
Se la globalizzazione favorisce l'arrivo di nuove specie (quello della zanzara coreana in Belgio è stato collegato alle piante tropicali), il mantenimento della biodiversità sta assumendo sempre più importanza per la funzione di mitigazione della diffusione di malattie trasmissibili. «Dal punto di vista ecologico - spiega Rizzoli - la perdita di biodiversità ne facilita la diffusione, non solo nel caso delle zecche ma anche in quello delle zanzare. Le specie cosiddette generaliste - continua - aumentano di numero perché favorite dall'aumento delle zone forestate: in Europa e Nord America si assiste al loro aumento e, di conseguenza, alla possibilità per i patogeni di circolare e di essere trasmessi all'uomo».
Nel corso dell'estate, nei boschi del Trentino può essere capitato di vedere all'opera i ricercatori della Fem di San Michele all'Adige, intenti a catturare topi, zanzare, zecche. «Grazie ai nuovi metodi di biologia molecolare - spiega la responsabile - identifichiamo i batteri presenti e diamo un'indicazione del rischio, se pericolosi per l'uomo o gli animali domestici. Nel caso delle zecche ci sono la Tbe e la borelliosi, ma anche la babebiosi, l'anaplasmosi, un batterio molto diffuso, la cosiddetta "febbre da pascolo" delle capre. Fra le malattie trasmesse da zanzare c'è ad esempio anche il virus del Nilo, presente in pianura Padana, ma ancora poco significativo nel Trentino».
Anche i cambiamenti climatici influenzano la diffusione dei vettori, come l'aumento della quota alla quale si ritrovano i topi, catturati con il progetto «Rocoalps» (oltre 1.500 trappolati a vivo), nei boschi trentini. «Il topo selvatico dal collo giallo e l'arvicola rossastra sono i più comuni - spiga Annapaola Rizzoli -: si è alzata la quota e così gli animali selvatici infettati dalle zecche». Di ogni topo catturato, sono state contate le zecche e i parassiti intestinali, controllando la presenza di virus trasmissibili all'uomo. I modelli matematici sulla dinamica delle malattie vengono elaborati sulla base dei dati.
«Per le zecche - conclude Rizzoli - stiamo mettendo a punto un sistema di "allerta precoce": sappiamo infatti che l'aumento della produzione di semi delle piante determina l'anno successivo un aumento dei topi e, il terzo anno, delle zecche». F. T.

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