Perplessità su Teroldego  made in America

In questi giorni post vendemmia del Teroldego e, in attesa di sapere l'entità dei livelli quantitativi (che, secondo le previsioni, dovrebbero essere inferiori agli anni passati), dagli Stati Uniti d'America arriva la notizia del vitigno rotaliano impiantato negli stati del Michigan e New York. Nella rivista online http://midwestwinepress.com, vengono riportate le anticipazioni sull'avvio della coltura del vino della Rotaliana che rischia però di essere snaturato

m_uva_nera_JPG.jpgPIANA ROTALIANA - In questi giorni post vendemmia del Teroldego e, in attesa di sapere l'entità dei livelli quantitativi (che, secondo le previsioni, dovrebbero essere inferiori agli anni passati), dagli Stati Uniti d'America arriva la notizia del vitigno rotaliano impiantato negli stati del Michigan e New York.
Nella rivista online http://midwestwinepress.com, vengono riportate le anticipazioni sull'avvio della coltura del vino della Rotaliana che rischia però di essere snaturato.


Il problema del resto si pone da anni: può il vino della Rotaliana essere prodotto lontano dalla terra del Noce? Non sarebbe arrivato il momento di tutelare la caratteristica autoctona del Teroldego?
Oggi a New York, e domani? Interrogativi che dovrebbero essere messi al centro del dibattito, per difendere un prodotto che è frutto, nel vero senso della parola, di una terra precisa. La rivista riporta notizie ancora frammentarie. Soprattutto non si capisce che prodotto si voglia ottenere.


A seguire il progetto è la «Farms Black Star», azienda di vini del Michigan che ha ripreso alcuni test di prova effettuati da un'università locale 5 anni fa e seguiti dal professor Paolo Sabbatini , la cui origine italiana è evidente. In questi esperimenti è stata utilizzata uva di Teroldego e di Lagrein. Non sono chiari, come appena detto, invece, la finalità dell'intervento e gli sviluppi futuri.


Sempre secondo la rivista, la Farms Black Star ha un blocco di quattro ettari, con circa 1500 viti di Teroldego e altrettante di Lagrein. Vitigni che, secondo l'università, sarebbero congeniali al clima freddo invernale e alla siccità del periodo estivo.

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