La rivalità tra Inter e Juventus continua Dopo l'ultimo derby la polemica è storica

C’era una volta il Derby d’Italia. Sull’asse Torino-Milano le scintille non mancano mai e non c’è sfida fra Juventus e Inter che non si porti dietro un lungo lenzuolo di polemiche. Del resto si tratta di una rivalità che affonda le sue radici in epoche lontane, una rivalità nata in campo e andata oltre. A partire dal 1961, da quella sfida di aprile che metteva in palio una buona fetta di scudetto: la partita fu sospesa per motivi di sicurezza, causa invasione di campo al Comunale di Torino, vittoria a tavolino per l’Inter ma ricorso bianconero accolto dalla Federcalcio (allora presieduta da Umberto Agnelli) che decide di far rigiocare la partita.

L’Inter, in segno di protesta, manda in campo la Primavera e la Juve, vincendo 9-1, si porta a casa il titolo. Arrivano poi gli anni degli Herrera, Helenio sulla panchina nerazzurra ed Heriberto su quella bianconera, ma è una rivalità che si consuma soprattutto a suon di sgarbi di mercato (lo scambio Boninsegna-Anastasi o l’arrivo di Platini a Torino) e di battute, dalle frecciatine dell’avvocato Prisco («La Juventus purtroppo è una malattia che la gente si trascina dall’infanzia» o «se stringo la mano a uno juventino mi conto le dita») a quelle di Gianni Agnelli («Ormai in Italia non c’è più ritegno se anche il mio cuoco può comprare una squadra di calcio», il riferimento a Ernesto Pellegrini).

In mezzo, è il 1983, la vittoria a tavolino per l’Inter dopo il lancio di pietre contro il pullman nerazzurro da parte dei tifosi bianconeri. Ma è la stagione ‘97-98 a segnare la prima vera frattura, con l’ormai famoso intervento di Iuliano su Ronaldo non sanzionato col rigore e l’Inter che si sente derubata dello scudetto.
Passa ancora qualche anno e arriva il 5 maggio 2002: all’ultima giornata la squadra nerazzurra di Cuper viene battuta dalla Lazio 4-2 e il titolo prende la via di Torino, col sorpasso in extremis dei bianconeri. Ma il punto di non ritorno è calciopoli: la Juve si vede privare di due scudetti e retrocedere in B e uno dei due tricolori viene assegnato d’ufficio all’Inter dall’allora commissario Figc, Guido Rossi, dirigente dal passato nerazzurro.


Lo «scudetto degli onesti» lo ribattezzò Massimo Moratti, lo «scudetto di cartone» e poi «dei prescritti» per i tifosi bianconeri. Si passa poi per i botta e risposta tra Mourinho e Ranieri, i cori razzisti all’indirizzo di Balotelli, la richiesta della Juve di rivedere l’assegnazione del più discusso scudetto della storia, richiesta che Moratti bollerà come «ribaltamento della verità» prima di rispondere, a chi gli rimproverava di puntare poco sui calciatori italiani, «meglio essere multietnici che comprare le partite...». «Secondo me loro non hanno mai saputo perdere e non hanno ancora imparato a vincere», la risposta firmata da John Elkann, il nipote dell’Avvocato. «Moratti dovrebbe cominciare a imparare a gioire delle sue vittorie, ho trovato le sue parole inutili», aggiunge il cugino Andrea Agnelli. Poi l’incontro in Figc tra lo stesso presidente juventino e Giancarlo Abete, commentato con stizza da Moratti. «Li ho visti tutti contenti dopo l’incontro, avranno già una linea comune», le sue parole a proposito della revoca dello scudetto 2006. «Moratti mi sembra piuttosto nervoso», la nuova risposta del collega bianconero. Si passa poi al «questo argomento mi annoia» di Agnelli a proposito di calciopoli a «Il giovin signore... mi dispiace di averlo annoiato», la replica ancora di Moratti.


Nel frattempo l’Inter passa a Thohir e il benvenuto di Agnelli è un post su Facebook che riprende l’annosa questione dello scudetto 2006 («La capitale indonesiana ribattezzata oggi 15 ottobre...non più Jakarta ma Jakartone») ma i contrasti arrivano anche sul mercato: se in passato i tifosi juventini si erano opposti all’arrivo di Stankovic dai rivali, quelli nerazzurri fanno di fatto saltare lo scambio Vucinic-Guarin. Calciopoli resta comunque l’argomento di scontro preferito («A volte l’amore porta a fare follie come quella di accettare uno scudetto che non aveva vinto», era stato il congedo di Agnelli verso Moratti, «Il 2006 è stato un anno disastroso, in cui la Juventus è stata retrocessa in serie B insieme alla sua reputazione. Questi sono i fatti», la replica dell’Inter) fino alla storia recente.

Domenica scorsa la Juve batte la squadra di Pioli che però reclama due rigori non concessi e due giorni dopo la società milanese diffonde un video che mette in discussione l’arbitraggio di Rizzoli, ‘reò di aver salvato Chiellini da un errore che poteva mettere Icardi a tu per tu con Buffon. «Sono imbarazzato, in Italia dovremmo allenare giocatori, allenatori e dirigenti a una cultura della sconfitta che nel nostro paese non esiste», la condanna dell’ad bianconero Marotta condivisa da John Elkann, che definisce «stupefacente la capacità dell’Inter di non saper perdere nonostante dovrebbero avere l’abitudine adesso». E se Moratti, uscito di scena, sceglie la strada del silenzio, la nuova proprietà cinese fa capire di aver capito come funziona. «Abbiamo cercato un confronto su quelle che riteniamo decisioni arbitrali discutibili in una partita importante per noi e per la Serie A. Ognuno ha la propria storia, noi abbiamo la nostra e ne siamo orgogliosi». Appuntamento alla prossima puntata.

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