Trento / Il Festival

Ibra si racconta: "Da piccolo dicevano che non ero un talento, ma il calcio per me era adrenalina"

Al teatro Sociale, questo pomeriggio, 15 ottobre, in una cornice ravvivata da una folla di bambini, Zlatan Ibrahimovic ha strappato applausi ripercorrendo le tappe di una carriera straordinaria. "Lo scudetto più bello resta l'ultimo con il Milan"

FOTOGALLERY Bambini calciatori accolgono Zlatan Ibrahimovic al Festival
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TRENTO. Gran finale, nel tardo pomeriggio di oggi, per il Festival dello sport, con Zlatan Ibrahimovic al teatro Sociale e quindi Gianmarco Tamberi all'Auditorium Santa Chiara. Una grande festa di gente, bagni di folla per i molti protagonisti dello sport che anche oggi hanno calcato i palcoscenici in una città piena di visitatori.

Sono stati i bambini, vestendo le maglie delle squadre che ne hanno contraddistinto la carriera, a introdurre uno degli appuntamenti più attesi di questa sesta edizione, quello con Zlatan Ibrahimovic. E non poteva che essere "Io sono il calcio" il titolo dato al confronto in cui lo svedese ha raccontato sé stesso. "Da bambino mi dicevano che non ero un talento e non sapevo giocare, ma il calcio per me era pura adrenalina - ha affermato Ibrahimovic.

Bambini calciatori accolgono Zlatan Ibrahimovic al Festival dello sport

L'ultima giornata del Festival dello Sport ha richiamato centinaia di persone al teatro Sociale per Zlatan Ibrahimovic, che ha raccontato la sua storia, ripercorrendo le tante squadre in cui ha giocato. I bambini, vestendo le diverse maglie, hanno accolto uno degli ospiti più attesi della kermesse di Trento [foto Daniele Panato]

Si può portare il ragazzo fuori dal ghetto, ma non il ghetto fuori dal ragazzo. L'identità di una persona, come il luogo in cui si cresce, resterà per sempre. La prima esperienza all'Ajax? Mi hanno paragonato a Van Basten fin dall'inizio, non è stato semplice per me e in alcuni momenti ho pensato di tornare a casa. Tutti si aspettavano che facessi subito le magie". Poi il passaggio alla Juventus e successivamente all'Inter, dove Ibrahimovic si è laureato campione d'Italia.

"Quanti sono gli scudetti vinti dai bianconeri? Trentotto. Abbiamo lottato ogni giorno per vincere, dimostrando di essere i più forti. Poi quando sono arrivato all'Inter credo che ero vicino al mio massimo. Balotelli? Un ragazzo che ha avuto tante possibilità di usare il suo talento per indirizzare il suo futuro, ma non le ha mai sfruttate. Mentre fuori ci sono ragazzi che aspettano anche solo un'occasione. Paragone con Leao? Neanche per sogno: lui gioca, Balotelli è in tribuna".

Zlatan Ibrahimovic tra passato e futuro iniziando da Berlusconi

Il campione svedese al Festival dello Sport di Trento

Per Ibrahimovic è stato poi il momento del Barcellona: "Tutti sognavano di giocare in quella squadra. Se mi guardo indietro, credo che fosse la migliore per vincere la Champions League. Ricordo la partita con l'Inter, all'andata perdemmo 3 a 1. Ma se ci fosse stato il Var…". L'aneddoto più simpatico è stato sicuramente quello del passaggio al Milan: "Galliani venne a casa mia, si sedette e aspettò finché non gli dissi di sì. Dopo aver accettato siamo andati a cena e la carta di credito del Milan non funzionava. Ridendo, ho pensato: caspita è già finito tutto".

Al Paris Saint Germain però Ibrahimovic non ci voleva andare: "È successo tutto velocemente, non volevo muovermi dal Milan, stavo bene. Poi non ero convinto nemmeno della Premier League, ma dopo qualche mese al Manchester United erano diventati tutti miei fan". Lo scudetto più bello però resta l'ultimo con il Milan: "Una squadra senza superstar, dove non ci si aspettava la vittoria, diversamente rispetto a quanto successo nelle altre squadre in cui ho giocato. Si è formato un gruppo che non avevo mai visto, ognuno ha fatto crescere gli altri". Ma l'incontro con Ibrahimovic è stato anche l'occasione per parlare di alcune persone.

Berlusconi, "mister Milan che mi ha dato la possibilità di sorridere ancora", lo ha ricordato lo svedese, ma anche Mino Raiola: "All'inizio abbiamo fatto gli arroganti entrambi, ma poi ho fatto un passo indietro. Il primo incontro? Ad un ristorante di sushi: ha ordinato per otto persone, si è mangiato tutto e poi mi ha fatto vedere i numeri di Shevchenko, Vieri e Trezeguet e mi ha detto che io non ero così. E allora gli ho risposto che se ero così bravo poteva vendermi anche mia madre, ma lui doveva fare il miracolo con IbraCadabra".

Oggi fra gli ospiti più attesi del Festival anche Pippo Inzaghi.

"Tornare in panchina è gratificante, cercherò di farlo al massimo. La squadra è forte, il presidente ha entusiasmo, il direttore ha giocato con me; quando ho avuto questi ingredienti sono arrivati i risultati", ha detto Inzaghi. Che non nasconde l'entusiasmo per la nuova avventura alla guida della Salernitana: il tecnico, dopo la presentazione ufficiale con i campani, è tornato a parlarne a Trento.

[foto di Daniele Panato]

"Abbiamo una squadra che ci permette di giocarcela, ora siamo penultimi ma abbiamo una grande tifoseria, trascinante. Dobbiamo essere bravi noi a fare poche parole e tanti fatti. Ci sarà tanto lavoro da fare, è una squadra che deve salvarsi ma con il lavoro duro i risultati arriveranno".

Inzaghi ha rievocato anche l'esperienza al Milan e quei gol in Champions: "Non ho dormito per dieci notti: per me fu impensabile aver segnato una doppietta in finale di Champions League. Quando mi hanno chiesto di allenare la prima squadra non ho potuto rifiutare: come puoi dire di no al Milan? Io ci ho messo tutto me stesso. Poi negli anni si è visto che è stata dura per tutti riuscire a gestire quella squadra. Grazie a quella esperienza è iniziata la mia vera carriera da allenatore".

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