Calcio / Europei

La Scozia inchioda (e ridimensiona) l'Inghilterra: finisce 0-0

A Wembley i padroni di casa vanno a rilento e non graffiano quasi mai, anzi rischiano pure di subire, in una partita piuttosto monotona. Oggi Ungheria-Francia, Germania-Portogallo e Spagna-Polonia

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ROMA. L'orgoglio scozzese ridimensiona le ambizioni della giovane Inghilterra, fermata sul pari a Wembley: rinviata all'ultima partita, contro la Repubblica Ceca, il passaggio del turno dei 'Tre Leoni', che ancora una volta giocano a corrente alterna.

Nelle altre due sfide europee di ieri, Svezia-Slovacchia 1-0 e Croazia-Repubblica Ceca 1-1.

Oggi alle 15 torna in campo la Francia, fuori casa contro l'Ungheria alla Puskas Arena.

Alle 18, a Monaco (Allianz Arena) la Germania ospita il Portogallo.

E la sfilata di squadroni si completerà alle 21 all'Estadio Olimpico di Seviglia, dove la Spagna sfiderà la Polonia.

Domani, alle 18 all'Olimpico, gli azzurri contro il Galles per assicurarsi il primo posto nel girone.

Dunque, nell'edizione numero 115 della rivalità più antica del calcio, la Scozia non solo merita ampiamente il primo punto dell'Europeo, ma - per spirito di abnegazione e occasioni da rete - al triplice fischio finale è la squadra che può recriminare di più.

Sotto una pioggia battente, che carica il derby britannico delle sue suggestioni più tipiche, si interrompe a sette la striscia di vittorie della Nazionale di Gareth Southgate, che dopo il brillante esordio contro la Croazia mostra tutti i suoi difetti: prevedibilità, lentezza della manovra, e una condizione fisica non ottimale. Impressiona, di contro, la Scozia, che onora al meglio le enormi aspettative dei suoi tifosi per una sfida carica di suggestioni indipendentiste.

All'annuncio delle formazioni Southgate conferma gli 11 titolari che hanno battuto domenica la Croazia, con l'unica eccezione di Reece James, terzino destro al posto di Kyle Walker. Contrariamente a quanto annunciato alla vigilia, anche la Scozia partecipa all'inchino anti-razzismo, promosso dai giocatori inglesi.

Un gesto di solidarietà che, al fischio d'inizio, viene spazzato via dal furore agonistico degli scozzesi: non passa un minuto che Lyndon Dykes, con una ginocchiata nel costato, fa capire a Luke Shaw la temperatura del derby. L'avvio di gara della Scozia è persino furibondo, per intensità e ritmo.

Al 5'pt, scambio sulla corsia di destra tra John McGinn e Stephen O'Donnell, sul centro basso Ché Adams gira di prima intenzione, ma il suo rasoterra viene respinto da John Stones.

L'Inghilterra sembra sorpresa dall'aggressività scozzese, ma alla prima occasione - su calcio da fermo - accarezza il vantaggio. Al 12'pt, dalla bandierina calcia Mason Mount: John Stones, colpevolmente dimenticato dalla difesa scozzese a centro area, può incornare a colpo sicuro, la sua deviazione volante sbatte contro il palo.

I Tre Leoni sembrano poter cambiare passo: passa un minuto e Raheem Sterling ruba palla a Scott McTominay, la girata sotto porta di Mason Mount finisce sul fondo. Per nascondere il deficit tecnico-tattico, gli scozzesi si sfiancano in un pressing asfissiante che chiude tutte le linee di passaggio inglesi. E appena possono cercano di arrivare dalle parti di Jordan Pickford.

Come allo scoccare della mezz'ora: iniziativa sulla sinistra di Kieran Tierney, il suo traversone trova Stephen O'Donnell, la cui volée passa tra le gambe di Shaw, ma viene salvata all'ultimo da Jordan Pickford. Sulla ribattuta Ché Adams non riesce a trovare la porta. La Scozia dimostra di avere poche idee, ma tutte molto chiare, l'opposto degli inglesi che dominano il possesso palla, con un fraseggio insistito non meno che inconcludente.

Anche per via della serata abulica di Harry Kane, il peggiore in campo.

L'avvio di ripresa sembra invertire l'inerzia della partita: ritmo e determinazione, gli inglesi partono all'attacco. E con Mount vanno subito alla conclusione: David Marshall si salva in angolo. Quindi ci prova James, su assist di Kane: dal limite il terzino del Chelsea non trova la porta.

Ma la fiammata dei padroni di casa dura davvero troppo poco. Anzi, col passare dei minuti, è nuovamente la squadra di Steve Clarke a reggere meglio l'urto della stanchezza, sfiorando con Lyndon Dykes il colpo del Ko.

L'ultima emozione di una notte comunque da ricordare, anche per i 30mila della Tartan Army scesi a Londra, pur senza biglietto. Fieri di essere riusciti a fermare l'"Auld Enemy", la rivale di sempre.

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