Buscaglia: «Vittoria del gruppo, ora vogliamo di più»

di Marcello Oberosler

«C'è ancora da fare, c'è ancora da fare, c'è ancora da fare». 
Per essere sicuro, coach Maurizio Buscaglia lo ripete tre volte, rivolgendosi più a se stesso che all'intervistatore, probabilmente. La mentalità Aquila Basket d'altronde è questa, prendere o lasciare. Noi prendiamo, figuriamoci. Anche perché nonostante la mente sia già proiettata alle finali scudetto che si apriranno il 10 giugno, coach Buscaglia ha un cuore pulsante che di emozioni ne ha provate tante, uscendo vincente dal Forum di Milano con il biglietto per la finale in tasca. 
«La vittoria del gruppo, un risultato clamoroso che questa squadra ha meritato. Ora teniamo le mani strette sul volante, perché abbiamo ancora una missione da compiere».
Maurizio, riesce a trovare un aggettivo per descrivere la semifinale giocata dai suoi ragazzi? 
«Questi giocatori sono stati incredibili. Abbiamo chiuso in 5 gare un turno giocato molto bene tecnicamente e mentalmente, siamo stati sempre solidi e presenti, crescendo e adattandoci all'interno non solo della serie ma anche delle singole partite».
A fine match è andato a complimentarsi con tutti i suoi giocatori, uno per uno.
«Più che battere loro il cinque li ho praticamente applauditi ininterrottamente. Ora andiamo avanti, vogliamo condividere soddisfazioni ed emozioni ancora maggiori: in questi playoff ci siamo tirati a lucido, non ci siamo smossi di un millimetro, adesso ci aspetta un altro passo».
Ma cos'ha di speciale questa Aquila? 
«La capacità di ascoltare, di fare squadra non a parole ma nei fatti, aiutandosi in campo e facendo tutte le piccole cose che servono per vincere: si percepisce la loro gioia nel giocare assieme, nel lavorare insieme giorno dopo giorno con uno spirito di sacrificio e una voglia di eccellere davvero uniche. Come allenatore non potevo chiedere di meglio, sono orgoglioso dei miei giocatori e anche del modo in cui lo staff e il club hanno lavorato e stanno continuando a lavorare».
Segnare più di 100 punti, vincere contro la capolista, farlo nel tempio del basket di questi anni, il Forum di Milano. Cosa lascia dentro tutto questo? 
«Vincere contro i più forti fa sempre bene: noi non abbiamo mai fatto calcoli, abbiamo agguantato il quarto posto all'ultima giornata, non ci siamo mai posti il problema di cosa sarebbe successo "dopo", siamo rimasti sempre molto concentrati sul presente. Ci siamo conquistati un posto in Eurocup, e a quanto ho capito anche nella prossima Supercoppa italiana grazie a questo approdo in finale. Abbiamo messo in difficoltà Milano, stando sempre in campo al meglio del nostro potenziale: vincere tre volte consecutive al Forum in una semifinale playoff è un'impresa davvero notevole».
Sul parquet dove in regular season gli infortuni a Baldi Rossi e Marble sembravano aver messo la parola fine sui sogni dell'Aquila...
«Con una squadra molto diversa nei propri equilibri abbiamo ottenuto gli stessi risultati di quel bell'inizio di girone di ritorno: su quel campo, in cui è capitato quello che è capitato, abbiamo visto tutto il talento di Shields, il giocatore arrivato proprio dopo l'infortunio di Marble. Abbiamo avuto la bravura di capire sempre quando, dove e come colpire i nostri avversari, e in questo la versatilità di Shavon, inserita in un contesto perfetto come quello creato da tutto il resto della squadra, nessuno escluso, ha davvero fatto la differenza».
Capitan Forray ha detto che questo è il più bel momento della sua carriera: vale anche per lei, coach? 
«Penso che valga per tutti. I giocatori forse hanno la possibilità di godersi di più il momento, io come allenatore so di dover essere già sul pezzo per il passo successivo. Ma dopo la prima semifinale ci troviamo di fronte alla prima finale, è chiaro che stiamo facendo la storia di questo club e di questo campionato».
Una storia che lei conosce bene. 11 stagioni in bianconero, tante battaglie e tante vittorie.
«Abbiamo sempre aggiunto un pezzo alla volta, passando fra tante promozioni, e poi le coppe nazionali, la serie A, l'Europa. Una scalata clamorosa, bella perché condivisa con tanti».
In città c'è già la febbre delle finali.
«Si percepisce una grande carica, questo è vero. Il tifo al palazzetto alla fine di gara 3 era già pronto per gara 4, so che in tanti ci hanno seguito davanti a maxischermi e assiepando i bar della città. D'altronde è impossibile a questo punto non avere la consapevolezza dell'evento. Sentiamo di avere alle spalle una città che ci spinge, questo aiuta sempre».
Il fattore campo in finale però lo avrà la vostra avversaria.
«Che sia Venezia o che sia Avellino, passerà una squadra lunga, forte, dotata, con 12 giocatori fortissimi. Noi riposiamo un paio di giorni, poi si riparte: abbiamo ancora fame, tanta fame».

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