Benedetti contro gli «amatori inopportuni» Si mischiano fra i corridori del Giro d'Italia Oggi il tappone tra Moena e Ortisei: il tracciato

È arrivato 63°, con il gruppo della maglia rosa, Cesare Benedetti (Bora), l’unico trentino in corsa a questo Giro d’Italia del Centenario. Ha perso l’attimo giusto. E in attesa di vederlo in azione nel tappone dolomitico di oggi, Bendetti approfitta per togliersi un sassolino dalla scarpa. L’altro giorno ha dovuto fare la discesa assieme ad un gruppo di «ciclisti per diletto» che si erano mischiati al gruppo durante la gara. Si tratta di appassionati del Giro che, pre provare l’ebrezza della gara, si intrufolano nella «corsa rosa». Così facendo rishciano di rallentare i professionisti e di creare situazioni di pericolo. Leggete cosa ha detto al nostro Maurilio Barozzi.

Non avevi pianificato di attaccare nella tappa «di casa» di questa edizione della corsa rosa, la Tirano-Canazei?
«Pensavo di sì ma ho tentennato un po’ e ho perso l’attimo giusto. Già sull’Aprica è andata via una fuga a tre e io non c’ero. Poi c’è stata bagarre per tutta la salita del Tonale e ci sono stati un’altra serie di attacchi. Ho atteso e poi era troppo tardi per rientrare sui fuggitivi. Mi è dispiaciuto un po’ non esserci finito dentro anche se, con il senno di poi, non sono così scontento: erano troppi corridori e quando una fuga è così piena ci sono molti che non collaborano e si va avanti a scatti e controscatti. Insomma: con le gambe che ho adesso probabilmente è stato meglio così».

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L’altro giorno ti sei lamentato perché al tuo arrivo hai dovuto fare la discesa assieme ad amatori che si erano mischiati al gruppo durante la gara.
«Mi sono lamentato perché è pericoloso. Non è giusto dover scendere in mezzo ad amatori che occupano la strada mentre la corsa è ancora attiva. Io sul tappone avevo mezz’ora ma ci sono stati diversi corridori che avevano anche cinquanta minuti di ritardo. A quel punto non so proprio come abbiano fatto a scendere. Penso che manchi un po’ di cultura e di rispetto per i corridori».

Ora c’è il tappone dolomitico Moena-Ortisei: sono solo 137 chilometri ma oltre 4000 metri di dislivello, non proprio il tuo campo. Una tappa in difesa?
«Abbiamo Konrad nei primi venti della classifica generale. Lui è andato bene anche nell’altro tappone, con Mortirolo e Stelvio e potrebbe fare bene anche sulle Dolomiti. Proteggiamo lui, ma penso che in effetti correrò in difesa».

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Alle tue attitudini pare attagliarsi la tappa di Asiago.
«Sì, ma siamo alla fine del Giro e le energie sono al lumicino. Prima di tutto servono le gambe. Bisogna vedere come sto quando si parte».

La fatica di una prima parte di stagione che hai corso molto intensamente comincia a farsi sentire?
«Tutto sommato recupero bene ma in salita mi manca qualcosa rispetto agli altri. Mi piacerebbe comunque provare a fare ancora qualche cosa in queste ultime tappe che restano. Ci sarebbe quella che da San Candido porta a Piancavallo... Vedremo».

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