A Wimbledon ieri Serena Williams ha vinto ma tremato Djokovic e Wawrinka superbi, impressiona Kyrgios

Un ciclone su Wimbledon. Era la sfida attesa con più curiosità nella giornata che ha aperto il terzo turno dello Slam londinese. I 34 ace e 61 winner con i quali Nick Kyrgios, ventenne perticone australiano di oltre un metro e 90, ha ribaltato un altro bombardiere doc del circuito, il canadese Milos Raonic, hanno regalato un fremito al torneo: 57 75 76 (3)) 63 dopo due ore e 42 minuti. Un match che, come era prevedibile, si è giocato sul filo dell’equilibrio e degli ace da una parte e dall’altra. Proprio quelli hanno fatto la differenza: ai 34 di Nick, fanno da contraltare i 18 di Milos, con una sostanziale parità nei vincenti (61 per l’australiano, 62 per il canadese). Kyrgios ha sfruttato due delle sette palle break concesse dal rivale (nel secondo e quarto set), Raonic, al rientro dopo l’operazione al piede che lo aveva costretto a saltare Roma e Parigi, una su sette (nel primo).

Già lo scorso anno l’esuberante australiano di Canberra aveva scosso Wimbledon mettendo alla porta negli ottavi un certo Nadal. Un exploit che aveva riportato la memoria a 29 anni prima, quando un 17enne tedesco conquistò il titolo più ambito sui sacri prati dell’All England Club. Si chiamava Boris Becker, in arte “Bum Bum”. Ciò che colpisce è la sua forza mentale, oltre che l’esplosività del suo tennis; i suoi colpi potenti brutalizzano gli avversari. Se n’è accorto Raonic, che pure sull’erba londinese lo scorso anno si era spinto sino alle semifinali e con i suoi 23 anni rappresenta insieme all’australiano la meglio gioventù del circuito.

Dodici mesi fa Nick fa si era fermato nei quarti proprio contro il canadese. Questa volta lo ha “abbattuto” e ha tutto l’intenzione di non volersi fermare qui. Il tabellone gli fa l’occhiolino: dalla sua parte c’è Wawrinka, campione al Roland Garros, che tuttavia sull’erba non convince. Intanto il prossimo avversario negli ottavi sarà quel Richard Gasquet che ha eliminato nel 2014 al secondo turno annullando nove match point al francese. La sua vittoria a Wimbledon era quotata a 80 alla vigilia del torneo: Nick talvolta va un po’ sopra le righe, come quando nel corso del secondo set contro Raonic, su un vincente dell’avversario, ha scagliato la racchetta per terra facendola rimbalzare tra il pubblico sugli spalti (si è beccato giustamente un warning) rischiando di fare male agli spettatori. E' stato anche richiamato perché indossava una fascia troppo colorata: lui non ha fatto una piega, l'ha girata ed ha continuato a giocare. Dopo ogni punto gesticola, si dimena, sembra il Jimmy Connors dei tempi d’oro e questo alla gente piace.

La mamma di Nick è malese, ma il papà è greco, proprio come i genitori di Mark Philippoussis. Il paragone con “Scud”, finalista a Church Road nel 2003, è affascinante e quasi inevitabile: anche lui tirava missili e pure lui aveva un carattere spigoloso da “bad boys”. Magari dovrà essere frenato in certi atteggiamenti, ma c’è bisogno di personaggi nuovi. Si fa un gran parlare dell’assenza di ricambi, di un tennis sempre più vecchio. Niente di tutto ciò: è Kyrgios la futura stella di un circuito che guarda con terrore al giorno, purtroppo arriverà, in cui Federer dirà addio. In fondo è lo stesso King Roger a indicare la strada: “Cambierà qualcosa, certo. Le cose si devono costruire, ma ci saranno nuovi vincitori di Slam e nuovi numeri uno”.

Con la sua esplosività e un tennis devastante che sembra fatto apposta per i prati, con il suo carisma straripante e l’incoscienza che gli viene dalla giovane età, Kyrgios può diventare la mina vagante di questa edizione dei Championships. Il numero uno Djokovic in semifinale potrebbe incrociare proprio lui. E Nick più il torneo è grande, più l’avversario dall’altra parte della rete è forte, più si esalta.

Terzo turno a Wimbledon e sfida sul Centre Court contro Andy Murray. Non si ferma il cammino di Andreas Seppi sull’erba di Wimbledon. Il 31enne altoatesino di Caldaro, numero 27 Atp e 25esima testa di serie, finalista di recente ad Halle (battuto da Federer), giovedì ha sconfitto in cinque set il 18enne talento croato Borna Coric, numero 40 del ranking mondiale, uno dei giovani più interessanti del circuito, capace quest’anno di battere Andy Murray a Dubai nei quarti. E’ finita 46 64 67 (3) 61 61 in favore dell’azzurro. L'altoatesino a Wimbledon vanta gli ottavi nel 2013, quando fu battuto da Juan Martin Del Potro.

Sabato l’azzurro trova un avversario proibitivo, ovvero Andy Murray, numero tre del mondo e trionfatore a Wimbledon nel 2013, oltre che finalista l’anno prima. Murray conduce 6-1 nei precedenti: l’unico successi di Seppi risale al 2006 nei quarti a Nottingham (76 46 61) ed anche in quella occasione si giocava sull’erba. Ovviamente Murray da allora, aveva appena 19 anni, è diventato un altro giocatore, uno dei più forti del circuito.

E’ arrivato a Wimbledon in forma strepitosa, avendo vinto tre degli ultimi quattro tornei e perdendo solo da Djokovic in semifinale a Parigi in cinque set. Al Queen's, tradizionale appuntamento che precede i Championships, ha dato una dimostrazione di forza imbarazzante vincendo il torneo per la quarta volta nel Club della Regina a mani basse, anche se, va detto, non c’erano i suoi principali rivali, da Djokovic a Federer. Sta impressionando soprattutto nei colpi di inizio gioco: serve benissimo e risponde ancora meglio, qualità fondamentali sui prati. In più gioca senza avere sulle spalle il macigno di una nazione intera che aspetta il trionfo. Quel peso se l’è tolto come detto nel 2013 alzando la coppa sul Centre Court 77 anni dopo il mitico Fred Perry.

La Williams, Serena, ieri ha tremato. "Ad un certo punto giocava così bene che non potevo fare proprio niente". Nelle parole a caldo della numero uno del mondo tutta la consapevolezza di una vittoria non del tutto meritata. Ha sofferto Serena Williams sul Centre Court di Wimbledon. E forse le è sembrato che svolazzassero attorno a lei i fantasmi della scorsa edizione, quando Alize Cornet la buttò fuori dal torneo proprio al terzo turno. Heather Watson è andata vicina a firmare l'impresa di giornata: dopo aver perso un primo set molto più combattuto di quanto non dica il punteggio, ha vinto il secondo parziale e, spinta dal tifo da stadio - ma sempre corretto - del pubblico è volata sul 3-0 nel set decisivo. A questo punto per la britannica è cominciata la saga delle occasioni mancate: per il 4-0, per il 4-1 e per il 4-2 prima che con una "zampata" da belva ferita la Williams la riagganciasse sul tre pari. La 23enne di Guemsey però non ha ceduto e dal 4-3 per Serena ha infilato un parziale di otto punti di fila che l'hanno proiettata sul 5-4 con il servizio a disposizione per chiudere il match. Per due volte Heather è arrivata a due "quindici" dal successo più importante della sua carriera, ma non è bastato. La Williams ha chiuso per 62 46 75 e negli ottavi ci sarà dunque la sfida con la sorella Venus. Il "sogno Grand Slam" di Serene, dunque, continua. E al di la di qualche atteggiamento un po' troppo "teatrale" c'è da sottolineare una cosa molto importante: nelle giornate storte, o quando un match si mette male, Serena ha imparato a vincere con quello che ha. Fosse anche soltanto il carattere, che indubbiamente non le fa difetto. Per la Watson, che ha davvero poco da recriminare, l'ovazione dei 15mila del Centre Court e gli applausi della stessa Williams.

Nella quinta giornata non c'è dunque stato il "botto" in chiusura di programma come era accaduto giovedì con l'eliminazione di Nadal per mano di Dustin Brown. Tutto come da pronostico con le vittorie - addirittura più facili del previsto - di Nole Djokovic su Tomic e di Stan Wawrinka (lo stato di forma del campione di Parigi è davvero notevole) su Verdasco, e tutto sommato prevedibile anche il successo di Kyrgios su Raonic. Da segnalare la vera e propria "lezione" impartita da Gasquet a Dimitrov, due giocatori che con il loro talento dovrebbero recitare ben altri ruoli, e la "prima volta" in un quarto turno Slam dello statunitense Kudla, infilatosi nell'"autostrada" liberatasi dopo il ritiro di Nishikori.

Tra le donne, detto delle Williams sisters, hanno passato il turno anche Maria Sharapova, che non ha particolarmente impressionato, Lucie Safarova, che ha recuperato un set contro la Stephens, Vika Azarenka, la 18enne Belinda Bencic e la kazaka Zarina Diyas, che ha eliminato la tedesca Andrea Petkovi, quattordicesima testa di serie, raggiungendo per il secondo anno consecutivo il quarto turno ai "The Championships".

Wimbledon è il suo torneo e l’erba la superficie che le calza a pennello con quel suo tennis istintivo, esplosivo, sempre ai limiti. Camila Giorgi è stata avvicinata dai giornalisti danesi che le hanno chiesto della sua prossima avversaria, Caroline Wozniacki, numero 5 del mondo, che affronterà sabato al terzo turno. Sono rimasti paralizzati dalla risposta della 23enne azzurra, che con un candore disarmante si è limitata ad un laconico: “Lei è molto forte da fondo campo, ma io devo solo pensare al mio gioco, il mio è un tennis istintivo, non devo pensare troppo. Sono ottimista”. Camila è così, prendere o lasciare.

Può sembrare un paradosso, ma i match più insidiosi sono ormai in archivio: sia la Pereira eliminata al primo turno che la Arruabarrena battuta al secondo sono molto dietro rispetto a Camila nel ranking. La sua carriera parla molto chiaro: un’altalena di risultati buoni e meno buoni, ma con una costante: ha perso spesso contro avversarie meno forti, centrando exploit contro le migliori. Un dato su tutti: pur non essendo ancora mai entrata tra le top 30 vanta un clamoroso 60% di vittorie contro le prime 10 del mondo. Tra le sue vittime più illustri Sharapova e Azarenka, due ex n.1. Non è dunque detto che domani parta sfavorita contro la Wozniacki.

La Giorgi proprio sull’erba, quella olandese di 's-Hertogenbosch, poco più di due settimane fa, ha conquistato il suo primo titolo Wta: sui prati di Church Road vanta gli ottavi nel 2012 ed il terzo turno nel 2013. “Con mio padre Sergio, il mio coach - aggiunge - stiamo lavorando su alcuni aspetti del mio gioco, devo diventare più costante. Però ora sono molto più solida in campo”.

 

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