Gianni Moscon al Giro del Trentino con la maglia della Nazionale

TRENTO - Non è ancora professionista, ma sicuramente è il corridore trentino (gli altri due al via saranno il suo ex rivale e compagno di nazionale lo scorso anno, Iuri Filosi e il grestano Cesare Benedetti) atteso con maggiore curiosità al prossimo Giro del Trentino. Stiamo parlando di Gianni Moscon, dominatore martedì del Palio del Recioto ed astro nascente del ciclismo italiano, che alla corsa a tappe organizzata dal Gs Alto Garda parteciperà addirittura con la maglia della Nazionale, con il vincitore della Gand-Wevelgem e veterano azzurro, Luca Paolini come capitano.


Gianni, per te che sei fieramente noneso ma ancora under 23, questa opportunità ha le fattezze di un bellissimo (e meritatissimo) premio.
«Che dire? Sono onorato di questa seconda chiamata in azzurro dopo la Settimana Coppi e Bartali. Già lì l’esperienza fatta è stata proficua. Al "Trentino" credo lo sarà ancora di più perché mi consentirà di confrontarmi ad un livello ancora più alto con i professionisti in rampa di lancio per il Giro d’Italia».
Fra gli under 23 è dall’anno scorso stai dando ripetutamente prova di disarmante forza e autorevolezza: la categoria ti va evidentemente stretta. Cosa ti aspetti dal confronto con i prof?
«Piano. Io non posso avere alcuna aspettativa, è irrealistico ipotizzare di far qualcosa contro corridori affermati che affinano la condizione in vista della Corsa Rosa. Esserci sarà una bella occasione per saggiare i ritmi dei professionisti e constatare la distanza che ancora mi separa da loro».
C’è poi l’aspetto emotivo: l’ultima tappa, quella del Trofeo Melinda, si correrà tutta sulle tue strade, davanti alla tua gente...
«Quel giorno sarà davvero un’emozione forte: il percorso passerà proprio davanti a casa mia, cercherò di far bella figura».
Quella l’hai già fatta ampiamente martedì, vincendo con le maniere forti il Palio del Recioto...
«Era uno degli obiettivi della stagione e sono felicissimo di averlo centrato. Come ho detto proprio all’Adige a fine marzo, avessi potuto scegliere avrei preferito vincere il Trofeo Piva ma va benissimo comunque. In fondo anche al Piva me la sono giocata fino alla fine, concludendo quarto. Al Recioto stavo un filino meglio di gamba e credo si sia visto sia sull’ultima salita, ai meno due chilometri dall’arrivo quando mi sono lanciato da solo all’inseguimento dell’australiano, sia quando dopo averlo raggiunto l’ho battuto senza storia in volata».

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