Mondiali, Paris non va: Dominik solo 14° nel SuperG

L’Italjet non decolla sulla Birds of Prey. Dominik Paris ha scelto il giorno meno indicato della stagione per tornare il «normale» supergigantista dello scorso anno in un inverno decisamente sopra le righe dove non è mai sceso oltre la quinta posizione

di Luca Perenzoni

L’Italjet non decolla sulla Birds of Prey. Dominik Paris ha scelto il giorno meno indicato della stagione per tornare il «normale» supergigantista dello scorso anno in un inverno decisamente sopra le righe dove non è mai sceso oltre la quinta posizione. Ieri il colosso della Val d’Ultimo si è fermato in 14ª piazza, a braccetto con Matteo Marsaglia, migliore degli italiani nel giorno che ha incoronato l’austriaco Hannes Reichelt sul trono iridato al termine di una gara ricca di colpi di scena, tali da portare all’argento il Carneade Dustin Cook, partito con il numero 28 per far tremare un podio ormai consolidato e planare in seconda posizione a soli 11 centesimi dal salisburghese.

Un inserimento che ha fatto scalare in terza posizione il transalpino Adrien Theaux e fuori dal podio la nobile coppia formata dal favorito Kjetil Jansrud e dall’austriaco Matthias Mayer, entrambi campioni olimpici (rispettivamente in superG e discesa) ed entrambi rimasti con un pugno di mosche in mano. E nella loro scia fa sensazione vedere, sesto, Aksel Lund Svindal: il 18 ottobre scorso il trentaduenne norvegese di Kjeller si è rotto il tendine d’Achille e da allora non ha più preso parte a nessuna gara. Si è presentato a Beaver Creek e sul suolo mondiale ha strappato applausi, da fenomeno qual è, mancando di 13 centesimi un podio che sarebbe stato stratosferico.

E nella stessa categoria dei superuomini ha gareggiato anche Bode Miller, out per tutta la stagione dopo l’intervento alla schiena e vicino, vicinissimo al colpaccio: in linea per una medaglia per gran parte del tracciato, ha inforcato con il braccio la porta che immetteva nella celebre compressione e ha concluso la propria fatica con un tremendo volo ed un profondo taglio all’altezza del ginocchio destro.

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E così a Beaver Creek è ancora Austria Felix: dopo la Fenninger tocca a Reichelt firmare il superG iridato. Un Reichelt che si presentava al via nel terzetto dei principali favoriti, accanto a Jansrud e a Domme Paris, forte del successo nell’ultima gara disputata su questa pista, un paio di mesi fa. Il trentatreenne di Radstadt, argento in superG a Garmisch ‘11 e vincitore della coppetta nel ‘08, è uomo da grandi eventi se si considera che negli ultimi dodici mesi ha vinto le due discese mito di Kitzbuhel (quella «vera» dell’anno scorso) e Wengen. Ora nella sua bacheca risplende l’oro di Vail, medaglia che lo proietta tra i grandi della storia del Wunderteam: prima di lui, sul trono iridato del superG sono saliti solo Stephan Eberharter (2 volte) ed Hermann Maier, tra l’altro proprio su questa pista sedici anni or sono.

Alla sua destra sul podio, Dustin Cook fatica a credere quello che sta succedendo: d’accordo, questa è la sua neve, ma anche solo sognare una medaglia, per il canadese allenato dagli italiani Carca e Deflorian, era quanto meno un azzardo.
Non è una sorpresa trovare sul podio il francese Adrien Theaux: non era tra i favoriti, visto che l’inverno non l’ha visto grande protagonista, ma i numeri li ha, eccome, e proprio qui, nel 2010 ha avviato la sua crescita con il primo podio in carriera.

Così tra i delusi di giornata, oltre ai quarti di lusso (Jansrud tra l’altro è uscito malconcio), ci sono gli azzurri: Paris e Marsaglia sono 14imi,  Christof Innerhofer è 18° e Werner Heel solo 26°. A tutti è mancato qualcosa, specie sul fronte della determinazione, ingrediente indispensabile per incidere nelle giornate da medaglia. Il primo attacco al podio iridato dell’Italjet è quindi fallito, ora non resta che riprovarci domani, in discesa: non sarà semplice, affatto.

Nell’attesa non resta che consolarsi con i legami affettivi italiani di Reichelt, compagno da anni di Larissa Hofer, ex discesista di Solda ed ora vicina alla laurea in medicina: poca roba, ma è l’unico sentore d’Italia sul podio.

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