Il manager trentino che sorveglia i Panzer

Sarà un trentino ad occuparsi di Bastian Schweinsteiger, Philipp Lahm e Manuel Neuer. La nazionale di calcio tedesca si è affidata al manager Riccardo Postai, di Roncegno, per gestire il villaggio extralusso di Bahia scelto dal ct Joachim Löw come base durante i Mondiali di calcio che si svolgeranno in Brasile a giugno e luglio. Tra i suoi compiti ci sarà anche quello di garantire la sicurezza di calciatori, tecnici e dirigenti

di Nicola Marchesoni

POSTAIRONCEGNO - È un trentino il responsabile del villaggio extralusso di Bahia scelto dalla nazionale tedesca come base durante i Mondiali di calcio che si svolgeranno in Brasile a giugno e luglio. Per due mesi Riccardo Postai, manager 69enne della Valsugana, diventerà l'angelo custode dei ragazzi di Joachim Löw. Tra i suoi compiti ci sarà anche quello di garantire la sicurezza di calciatori, tecnici e dirigenti. La sua storia è quella di uno che ce l'ha fatta da solo. Figlio di un contadino e di una barista, ha presto capito che il suo futuro non poteva essere nel Trentino povero del dopoguerra. Se n'è così andato in Germania, senza sapere una parola di tedesco e con pochissimi soldi in tasca. Una scommessa. Vinta. Da «lustratore di bottiglie» è diventato prima cameriere e successivamente assistente di direzione. In dieci anni ha lavorato in Germania, Francia, Spagna, Inghilterra e Svizzera e ha imparato alla perfezione il francese, lo spagnolo, l'inglese e il tedesco. Muovendosi negli alberghi e nei bar più prestigiosi d'Europa capisce di avere un dono di natura, la capacità, cioè, di rilevare strutture turistiche in condizioni precarie e trasformarle in veri e propri gioielli. È la svolta. Gheddafi lo «ingaggia» per rilanciare un suo polo ricettivo in Egitto, il fondatore della Dekra (società leader nel settore delle perizie, dei collaudi tecnici e delle omologazioni su veicoli e componenti) lo cerca per chiedergli di trasformare un hotel nella Foresta Nera che stava cadendo a pezzi in uno dei quattro stelle più belli della Germania. Colleziona, insieme alla moglie Krista, successi in ogni continente, Asia compresa. Riccardo Postai nel suo campo oggi è un'autorità: il governo e le banche tedesche si avvalgono delle sue consulenze. La nuova sfida si chiama Brasile.
«Se a 17 anni, quando cioè me ne sono andato da Roncegno a cercare fortuna all'estero e come primo lavoro pulivo bottiglie dalle 3 del mattino fino a tarda sera in una birreria della Foresta Nera, mi avessero detto che mi sarebbe capitata una situazione come questa sarei scoppiato a ridere».
Invece è tutto vero.
«Essere stato nominato direttore del ritiro dove Klose, Podolski, Schweinsteiger, Özil e i loro compagni prepareranno le partite della Coppa è per me un motivo di grande orgoglio. Dovrà andare tutto bene».
Quando le è stato affidato l'incarico?
«A dicembre. Stephan Gerhard, l'amministratore delegato della società che per tre anni ha preso in gestione da chi l'ha realizzata (una società immobiliare tedesca) la struttura turistica in questione, ha detto sì alla Germania solo dopo aver avuto la certezza che io sarei sceso in campo con lui. Stephan e io ci conosciamo dai tempi in cui era uno studente. Non ci siamo più persi di vista, nemmeno quando è diventato docente universitario a Monaco di Baviera e dirigente di fama internazionale».
Ha accettato subito?
«Mi sono consultato con mia moglie Krista e ho pensato a lungo se accettare la proposta di Stephan o quella del governo tedesco con cui c'era da tempo in ballo un progetto in Colombia. Alla fine ho optato per la prima ipotesi. Speriamo di essere all'altezza della situazione. Da adesso fino al 13 luglio sarà un inferno. L'adrenalina è già a mille».
Ha già visitato il centro di Bahia?
«È da sogno. Per raggiungerlo bisogna prendere un traghetto. Al suo interno ci sono 14 ville extralusso, ristoranti e aree relax top level. Stiamo parlando di un polo pensato esclusivamente per una clientela che non ha problemi a spendere diverse migliaia di euro al giorno per divertirsi.
Durante il Mondiale il villaggio ospiterà solo chi fa parte della delegazione della nazionale tedesca».
Come si articolerà il suo lavoro?
«Entro maggio sistemeremo alcuni dettagli strutturali e assumeremo 120 dipendenti. Da Roncegno arriverà una ragazza brasiliana che sta affrontando in Trentino un corso di formazione professionale nell'ambito del turismo. Cercherò, infine, di perfezionare il mio portoghese».
Richieste particolari dai dirigenti della Federazione di calcio tedesca?
«L'invito ripetuto con maggior frequenza è quello di assicurare il massimo livello di privacy ai giocatori e ai tecnici. Sul fronte della sicurezza stiamo adottando misure straordinarie. Per le feste serali abbiamo già pronta, aggiungo, una barca storica sul mare. Gli ospiti avranno un trattamento da vip».
Sarà costretto a tifare Germania.
«A me il calcio in realtà non piace troppo. Diciamo che l'ideale sarebbe una finale Germania-Italia».
Nel corso della sua vita aveva mai avuto un incarico così delicato?
«Sì. Non potrò mai dimenticare le attenzioni pressanti, attraverso i suoi manager, di Gheddafi quando ero in Egitto a rilanciare un suo albergo. Era un perfezionista».
Dopo il Brasile cosa farà? Ha qualche altro desiderio nel cassetto?
«Tornerò a Roncegno e mi metterò a disposizione del locale centro di alta formazione professionale. Voglio che dalla Valsugana escano figure in grado di affermarsi nel mondo. Sono convinto che se noi puntiamo sul modello "duale" ossia se affiancheremo sempre di più alle lezioni in aula il lavoro diventeremo un modello avanzato a livello italiano».
Il turismo trentino soffre. Visto da uno che ha vissuto molto all'estero come bisogna muoversi per invertire la tendenza?
«È indispensabile fare sinergia e valorizzare meglio le nostre bellezze. In Germania pochi conoscono il fantastico mondo delle baite in Valsugana. Perché? Non è, comunque, tutto perso. Ci sono i margini per tornare in alto. Possiamo, dobbiamo farcela».

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