«Olimpiadi in Trentino: perché non farle?»

A Bruno Felicetti, presidente dell'Apt della Valle di Fiemme, piace l'idea di portare le Olimpiadi in Trentino: «E' un discorso impegnativo. Però, se riuscissimo a fare sì che alcuni volontari di Campiglio o della val di Fassa fossero coinvolti qui, e i nostri andassero a vedere come si lavora da loro, sono convinto che l'ipotesi potrebbe anche stare in piedi»

di Maurilio Barozzi

olimpiadi fiammaLAGO DI TESERO – - Bruno Felicetti, lei è il presidente dell'Apt della valle di Fiemme. Servono questi grandi eventi sciistici, tipo Mondiali, Universiadi, Tour de ski, per promuovere il turismo?
«Faccio un esempio. Dopo il Mondiale dello scorso anno abbiamo notato che già durante l'estate i mercati che seguono questo sport hanno avuto aumenti consistenti di presenze qui in val di Fiemme. Mi riferisco a tedeschi, polacchi, ceki e anche norvegesi. La Germania, che è il nostro primo mercato estivo ha fatto registrare un più 50%. Certamente riteniamo che l'aumento sia imputabile anche alla notorietà data alla zona dai Mondiali di fondo. Anche il Tour de ski è per noi un evento importantissimo perché testimonia il ruolo della val di Fiemme nel circuito dello sci nordico che conta. In futuro ci piacerebbe anche ottenere una gara di combinata nordica e magari una di salto di coppa del mondo una volta ogni due anni».
Il prossimo appuntamento sono i Mondiali Under 23.
«E stanno già riscuotendo interesse a livello mediatico. Faremo una produzione televisiva nostra e Eurosport ci ha chiesto di poterle mandare in onda, come le tv norvegesi e tedesche che ci stanno pensando. Cade al momento giusto: poco prima di Sochi è l'ultima occasione per i giovani per strappare un pass olimpico».
A proposito di Olimpiadi. qualcuno ha ventilato anche l'ipotesi di ospitare una futura edizione qui.
«E' un discorso impegnativo. Però, se riuscissimo a fare sì che alcuni volontari di Campiglio o della val di Fassa fossero coinvolti qui, e i nostri andassero a vedere come si lavora da loro, sono convinto che l'ipotesi potrebbe anche stare in piedi».
Tornando alla promozione turistica, si sta ragionando anche di cambiare il sistema della Apt. Giusto o secondo lei funzionano bene così?
«Senz'altro bisogna cambiare qualcosa. A cominciare dal nome che dovrebbe essere mutato in Azienda di promozione territoriale, non turistica. Non è una questione puramente estetica. Quando parliamo di turismo in Trentino si parla di albergatori mentre quando parliamo di territorio entrano in gioco anche commercianti, artigiani, liberi professionisti che vivono di territorio. Poi, se sia più importante il turismo o l'artigianato non lo so e probabilmente non conta. Ciò che conta è che tutti siano coinvolti in un processo di valorizzazione».
Cosa invece funziona a dovere?
«L'informazione e accoglienza. Questo lavoro è fatto da una miriade di soggetti sparsi sul territorio e non è pensabile centralizzarle. Questo è un compito che lascerei esattamente come è, anche perché centralizzando non si risparmierebbe un centesimo».
Si sta parlando anche di inserire di una tassa sul turismo.
«Il turista vuole sempre più servizi: mobilità, trasporto, bike sharing. Sono costosi e non siamo più in grado di mantenerli né come Apt né come privati. Questi servizi vanno allora pagati attraverso un obolo che il turista paga volontariamente. Una sorta di card dell'ospite che il cliente versa – supponiamo un euro a presenza – in cambio di questi servizi. Per questo non mi pare giusto parlare di tassa di soggiorno che detta così mi pare iniqua.
E per quanto riguarda il marketing?
«Non possiamo più farlo in quindici Apt. Serve fare più massa, individuando una serie di potenzialità per il Trentino e spingere su quelle».
Sempre sportive?
«Anche, ma non solo. Lo sci, la bicicletta, la famiglia, la vacanza rurale eno-gastronomica, i laghi e ultimi, ma non meno importanti, terme e benessere. Sono sei o sette prodotti che devono essere coordinati e venduti assieme. Che senso ha che la Val di Fiemme vada a promuoversi oggi in Polonia e poi domani arrivi la Val di Fassa?».
Un altro tema spesso dibattuto, relativamente al marketing, è il ruolo effettivamente giocato dal privato nel finanziare le Apt. Che sembra più di facciata, trainato fortemente dal pubblico.
«Per quanto riguarda l'Apt della Val di Fiemme, che è quella di cui mi occupo, l'azionariato è al 70% privato (impianti, esercenti, cooperazione, commercianti, artigiani) 30% pubblica. Quello che serve adesso è garantire un risultato. Penso che se riusciremo a legare la contribuzione degli operatori a un marketing concreto e misurabile troveremo sempre di più privati disposti ad investire in questo tipo di promozione. Se si mettono assieme più località si possono garantire dei risultati e dunque stimolare l'investimento».
Già, ma come?
«Noi abbiamo in Provincia la tassa Irap. Sono convinto che se si consentisse alle aziende di convogliare una parte di questa tassa alla promozione - che so, un dieci per cento - penso che molti sarebbero lieti di farlo. Oggi come oggi di certo non si può chiedere ai privati di pagare di più. Se facessimo questo come si fa per l'8 per mille, a mio avviso potremmo risolvere il problema dei finanziamenti senza gravare troppo sulla Provincia».

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