Il ct Berruto a Cavalese attende Juantorena

Domani sera avrebbe voluto essere al PalaTrento ad assistere a gara 1 della finale scudetto tra Itas Trento e Copra  Piacenza. È stato tradito dagli orari: «Pensavo si giocasse alle 20.30, alle 17.30 abbiamo allenamento». Il ct della nazionale di volley Mauro Berruto dovrà restare a Cavalese, dove lunedì è iniziato il primo collegiale dell'Italia

di Guido Pasqualini

berrutoDomani sera avrebbe voluto essere al PalaTrento ad assistere a gara 1 della finale scudetto tra Itas Trento e Copra  Piacenza. È stato tradito dagli orari: «Pensavo si giocasse alle 20.30, alle 17.30 abbiamo allenamento».
Il ct della nazionale di volley Mauro Berruto dovrà restare a Cavalese, dove lunedì è iniziato il primo collegiale dell'Italia.
 

Mister, siete tornati in val di Fiemme. In Trentino vi trovate bene.
«Certo, al punto che stiamo lavorando per fare in modo che Cavalese diventi punto di riferimento per tutte le nazionali maschili. Di sicuro torneremo in agosto, dopo la World League, per preparare gli Europei».
 

Dopo il bronzo olimpico, gli Europei sono l'obiettivo 2013?
«È una manifestazione che per noi ha un fascino particolare. Il secondo posto di due anni fa a Vienna ci brucia ancora. Ma quest'anno anche la World League per noi è importante dal punto di vista tecnico. Vogliamo qualificarci per le finali, sarebbero l'occasione per verificare qualche nuovo volto in alcuni ruoli, giocatori su cui costruire la squadra per i prossimi 2-4 anni».
 

Intanto agli Europei cadetti l'Italia, con il settimo posto, ha deluso.
«Vero, ci si aspettava di più, almeno la qualificazione ai Mondiali. È comunque un gruppo di giocatori interessante, alcuni a Trento li conoscete bene (Giannelli, Polo, Mazzone e Cavuto dell'Itas Btb, ndr). Meglio pensare alla precedente prejuniores che neppure si qualificò per gli Europei e l'anno dopo vinse la competizione con la squadra juniores. Con questo gruppo vale la pena insistere perché a quell'età i cambiamenti sono molto rapidi. Sono giocatori di talento».
 

Restiamo in tema: l'A1 è stata voluta senza retrocessioni anche per far giocare di più i giovani. Il suo bilancio?
«Ci sono tre chiavi di lettura. La prima è tecnica ed è indubitabile che il livello si sia un po' abbassato. Era inevitabile. Dall'altra parte, se valutiamo la scelta sotto il profilo economico, l'esperimento ha funzionato: sembra siano stati messi in sicurezza conti di società che negli anni passati si svenavano per restare in A1. Quanto ai giovani, terza chiave di lettura, hanno trovato più spazio in A2 che in A1, in un campionato con promozioni e retrocessioni. Mi auguro che l'anno prossimo qualcuno di questi ragazzi possa trovare spazio in A1 dopo magari essere stati protagonisti quest'estate con la nazionale».
 

A proposito di maglia azzurra: Osmany Juantorena la vestirà?
«Questa nazionale ha le porte aperte per tutti i giocatori eleggibili. È italiano chi la legge italiana definisce tale, per cui questo argomento non lo voglio più sentire. Per giocare in nazionale occorre ci sia la disponibilità a prendere parte alla nostra programmazione. Osmany è un giocatore di grandissima qualità ed è eleggibile: quindi, se si incontrassero la mia e la sua volontà...»
 

Preoccupato dal crollo della Lube Macerata degli azzurri Travica, Zaytsev e Parodi?
«No, sono gli stessi giocatori che ci hanno fatto sognare con grandissime prestazioni ad agosto nelle Olimpiadi di Londra, le stesse viste anche a Macerata nella prima parte di stagione. Il mio giudizio si fonda sul mio rapporto e la mia conoscenza diretta con i giocatori. Il campionato è vicenda da contestualizzare rispetto a quanto successo a Macerata che manco mi interessa».
 

Sarà il servizio a decidere la finale tra Trento e Piacenza?
«Saranno molte cose anche se in semifinale Piacenza ha dimostrato di avere nel servizio un'arma importante. La Copra ha meritato la finale, attraversa un ottimo momento di forma e, paradossalmente, ha il vantaggio dello sfavore del pronostico. Sull'altro fronte c'è una squadra solida, quadrata e affidabile. Sarà una bella finale».
 

Il suo pronostico?
«Trento dalla sua ha l'esperienza di aver giocato tante finali e questo, con il ritorno alla serie di tre partite su cinque, è un dato che conta. L'Itas in questo è inavvicinabile. Tuttavia lo stato fisico, tecnico ed emotivo di Piacenza non può essere sottovalutato».
 

Era meglio il V-Day?
«Ha avuto risvolti positivi, come l'attenzione dei media. Ma, dopo tre anni, è bello cambiare di nuovo, dando la possibilità alle tifoserie di dare spettacolo nei propri palazzetti».
 

Approva il video check?
«Da tempi non sospetti e lo estenderei ad altre situazioni di gioco, come i tocchi a muro».
 

Papi è ancora in campo a 40 anni.
«Giocatori così non nascono tutti i giorni. È la dimostrazione che nella pallavolo conta anche la qualità tecnica, non solo lo strapotere fisico».
 

La sfida che più la intriga?
«Quello tra Raphael e De Cecco sarà un duello bellissimo. Sono palleggiatori per certi versi simili. Entrambi hanno in squadra giocatori in grado di fare la differenza. Sarà interessante vedere come li gestiranno».

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