Pandemia / Intervista

Pregliasco: non credo servirà la quarta dose per tutti, dall'autunno vaccino solo ai più fragili

Il noto virologo milanese fa il punto su evoluzione e prospettive del covid, dagli effetti dei vaccini ai consigli per i bambini: «Nelle terapie intensive il 70% dei posti letto è occupato da persone non vaccinate, il resto da persone vaccinate male oppure molto anziane con tante comorbilità alle quali il vaccino non è riuscito a dare una protezione completa. Nei vaccinati cala anche la contagiosità: dura due giuorni in meno»

di Sara Martinello

TRENTO. C'è chi pensa così: «Nei reparti Covid i vaccinati sono di più, Omicron è meno di un raffreddore, a quando la sesta dose?, i bambini non finiscono all'ospedale, il vaccino è pericoloso per le donne in gravidanza, vogliamo le cure domiciliari. E ora si inventano pure Omicron 2».

Nelle orecchie di chi è convinto della bontà della vaccinazione anti-Covid queste frasi produrranno uno stridore assordante.

Per chi invece nutre dubbi sono frasi quotidiane. Forse pure banali, minute, passate; sormontate come sono dalle risposte politiche e da un dibattito che ha già toccato il tetto mesi fa.

Grazie a Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università degli studi di Milano e direttore sanitario dell'Irccs del Galeazzi di Milano noto anche per i numerosi interventi in televisione, possiamo ripartire sì dalle basi, ma alla luce delle ricerche più recenti.

Professor Pregliasco, qual è la situazione nelle terapie intensive italiane?

La situazione complessiva non è quella delle ondate scorse, ma vede le terapie intensive impegnate a causa di un incremento nel numero dei casi. Oggi i ricoveri sono 1.645; meno dei circa 4 mila dei momenti duri delle prime ondate, ma non così pochi da evitare lo slittamento di operazioni chirurgiche impegnative.

Sono più numerosi i ricoveri di vaccinati o di non vaccinati?

Chiaramente bisogna vedere l'aspetto percentuale sul totale delle persone. Per la quota dei 6 milioni di italiani non vaccinati la percentuale è più elevata, e nelle terapie intensive il 70 dei posti letto è occupato da persone non vaccinate, il 20 da persone vaccinate male (cioè poco o tardivamente), il 10 da persone vaccinate molto anziane con tante comorbilità alle quali il vaccino non è riuscito a dare una protezione completa. A fronte della grande diffusività di Omicron, è la prova dell'efficacia del vaccino.

Quali sono gli effetti di Omicron?

In un positivo può essere contagiosissima, al pari di morbillo e varicella. R0, il parametro che misura la potenziale trasmissibilità, è di 5 per la variante Delta e di 10 per Omicron. Quest'ultima è meno "cattiva", la pesantezza dei sintomi è ridotta. Una persona vaccinata che si infetti avrà un decorso della malattia molto più morbido.

È vero che c'è una variante di Omicron? Qual è la sua incidenza?

In Italia i primi due casi accertati sono stati isolati solo oggi (ieri, ndr). Pare che arrivi dall'India, dal Sudafrica e dalle Filippine, e presenta alcune variazioni aggiuntive nello spike, l'uncino. Omicron ha tre varianti: BA1, la principale; BA2 sta arrivando ora; BA3 è stata individuata ma è molto rara.

Delta circola ancora?

In tutta Italia sta diventando prevalente Omicron, che ha un vantaggio evoluzionistico. Guardando al futuro possiamo dire che ci va bene, perché diventa variante di transizione verso un andamento endemico. Ondulatorio, come un sasso lanciato in uno stagno. Non si può dire che andiamo verso l'endemia vera e propria, ma almeno il serbatoio di soggetti immuni sarà modesto.

Si muore anche di Omicron?

Si muore di Omicron, ma la possibilità è ridotta. Rispetto a Delta, meno del 74 per cento finisce in terapia intensiva e meno del 91 muore.

Qual è l'efficacia del richiamo?

Ad oggi i dati ci dicono che con la terza dose si recuperano i valori di efficacia rispetto all'evitamento della malattia grave: si arriva al 95 per cento appena ricevuta la seconda dose, con un calo all'80 dopo sei mesi. Col booster l'efficacia risale e ci si guadagna pure. Rispetto all'evitamento dell'infezione, invece, in un contesto di Omicron due dosi "fresche" danno il 60-70 per cento di efficacia; dopo sei mesi si ha il 30-40 per cento, con la terza dose si torna ai livelli iniziali.

Perché l'intervallo minimo è stato portato da sei a quattro mesi?

Perché abbiamo visto che dopo sei mesi la perdita di efficacia era superiore a quel che speravamo, dato che questo virus - lo sapevamo dalle esperienze con gli altri coronavirus - non dà immunità per la vita, nemmeno per i guariti. Il 3,5 per cento dei guariti si reinfetta. E a fronte della quarta ondata non ci si è voluti accontentare della residua capacità protettiva del vaccino.

Ci sarà una quarta dose?

Non ritengo che a breve sarà realizzata una quarta dose. Gli israeliani l'hanno visto, a breve distanza non dà un grande risultato. Inoltre c'è da considerare l'aspetto dell'accettazione, come pure quelli economici e organizzativi. Quindi immagino che dall'autunno prossimo si potrebbe attuare una vaccinazione annuale destinata ai soggetti più fragili o più esposti.  Però è un discorso teorico: l'Ema non ha ancora dato l'autorizzazione.

La carica virale è differente tra vaccinati e non vaccinati?

Nelle persone vaccinate la carica virale si riduce circa della metà e diminuisce il numero dei giorni in cui si è infettivi, quindi la contagiosità si mantiene due giorni in meno.

Dalla febbre alle miocarditi: quanto sono frequenti gli effetti indesiderati del vaccino?

Premessa fondamentale è che le miocarditi "da vaccinazione" sono ben minori di quelle che dà la malattia. Ogni 100 mila vaccinati ci sono 120 segnalazioni complessive di eventi avversi, appunto, dalla febbre alla spossatezza, fino alle miocarditi. Di queste 120, l'85 per cento è non grave, il 14,4 trova risoluzione. I casi di miocardite sono meno di uno ogni centomila e sono autorisolventi. Ribadisco, sono inferiori a quel che procura il Covid. Le miocarditi sono meno rare in chi si ammala: il 2 per cento dei malati Covid giovani determina miocardite. Nella popolazione generale si hanno da uno a 10 casi di miocardite non dovuta al Covid né al vaccino ogni 100 mila soggetti. Nei vaccinati i casi sono 2 su 100 mila.

Vaccinare i bambini è pericoloso?

Ci vacciniamo per il morbillo, per la varicella, per molte patologie con rischio inferiore a quello del Covid. Vediamo l'incidenza: su 100 mila minori di 12 anni con Covid, uno muore, 6 possono finire in terapia intensiva, 60 vengono ricoverati in ospedale. Un terzo dei bambini ha il long Covid. Certo, la patologia può non essere pesante come per i loro nonni, ma il rischio di subirne gli effetti c'è. A questo si aggiungono i problemi dell'isolamento domestico, della didattica a distanza, dei ritmi di vita stravolti. E poi più ci vacciniamo, più ci proteggiamo, a prescindere dall'età. Il virus di Wuhan li colpiva poco perché per quel virus originale i bambini hanno meno recettori. Con Delta e Omicron la situazione è completamente diversa.

In Italia ci sono minori ricoverati con Covid?

Al 24 novembre si contavano 35 decessi, 251 ricoveri in terapia intensiva, 8.632 ospedalizzazioni. Nella terza settimana di gennaio tra i bambini fra i 5 e gli 11 anni ci sono state circa 400 ospedalizzazioni sulle 834 complessive (con 13 ricoveri in intensiva e un decesso) della popolazione 0-19 anni. Questa l'elaborazione della Società italiana di pediatria su dati dell'Istituto superiore di sanità.

Nei bambini il Covid può dare Mis-C. Che cos'è?

È una sindrome infiammatoria dei piccoli vasi che colpisce due malati su 100 mila. È simile alla malattia di Kawasaki; segni comuni a entrambe sono febbre prolungata e sintomi infiammatori come alterazioni cutanee, mucositi e congiuntiviti. È determinata da una reazione eccessiva del sistema immunitario all'antigene, cioè al virus.

In gravidanza ci si può vaccinare?

Sì, ed è importante farlo. Di 100 donne che partoriscono, 16 sono positive, e 50 non sono vaccinate. Ci si può benissimo vaccinare prima della gravidanza. Eventualmente si può posticipare a dopo il primo trimestre, se la situazione individuale lo richiede, ma si tratta di casi davvero poco frequenti.Se la madre è vaccinata, è protetto anche il nascituro?Sicuramente. Nascerà con gli anticorpi.

Cure domiciliari: Aspirina, Aulin, cortisone, eparina. È possibile?

Sicuramente gli antinfiammatori aiutano. Ma non si può dare subito il cortisone, né si può strabordare nell'eccesso di medicalizzazione. L'evoluzione della malattia vede due possibilità. La prima, benigna, è il superamento dei cinque giorni iniziali. La seconda è la tempesta citochinica, una risposta infiammatoria eccessiva che fa precipitare il decorso della malattia. La "vigile attesa" che gli antivaccinisti prendono tanto in giro consiste nel monitoraggio del paziente con una fondamentale modulazione degli interventi che eventualmente si renderanno necessari. Prima di dare il cortisone, prima di imbottire i pazienti di farmaci. Ora avremo gli anticorpi monoclonali e i farmaci Pfizer e Merck: siamo fiduciosi.

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